Michel de Ghelderode. “Cristophe Colomb”. 1927

Commedia drammatica in tre quadri.

Drammaturgo  belga Michel de Ghelderode (Ixelles 1898 – Schaerbeek 1962).   

Pseudonimo di Adhémar-Adolphe-Louis Martin Michel.

“Cristophe Colomb”. Commedia drammatica in tre quadri scritta nel 1927. E’ all’origine dei primi dissapori tra il drammaturgo e il Théâtre populaire flamand che rifiutò di montare la pièce giudicandola troppo artificiosa.

Prima presentazione il 25 ottobre 1929 al Théâtre Art et Action  di Parigi.

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Michel de Ghelderode ha scritto più di 60 commedie, un centinaio di racconti, numerosi articoli sull’arte e il folklore e più di 20.000 lettere. Autore soprattutto di lavori drammatici, ispirati alle immagini fantastiche e grottesche dei pittori fiamminghi Bosch e Brueghel. Ghelderode si riferiva a Brueghel come al suo “père nourricier” (padre adottivo) e scrisse commedie strettamente basate sui dipinti di Brueghel,

Viene riconosciuto come anticipatore del teatro dell’assurdo.

Tra le sue commedie si ricordano: : Mort du docteur Faust (1926); Escurial (1927); Barabbas (1929); Hop, Signor! (1935),  L’école des bouffons (1953) e Les aveugles (1956).

DE-ghelderode-ritratto

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Michel De Ghelderode (1898 – 1962)

Cristoforo Colombo (Bruxelles – 1927)

Avviso per il regista: Danze, luci, musiche, qualche acrobazia, un po’ di patetico, un po’ di ridicolo, un po’ di tragico, una tesi per chi ama queste cose. E’ una fiaba e uno spettacolo, si rappre­senta in fretta, senza sottolineare, con l’ottica del sogno.

PERSONAGGI

Cristoforo Colombo

L’Uomo-folla

Il Reporter

Amicus

Il Sonnambulo

Il Sapiente

Il Ministro

Il Re

Folial

La Buona Donna

La Vedetta

Il Timoniere

Montezuma

L’Angelo Azuret

Viscosina

Il Poeta

La Morte Ammiraglia

L’Americano

Buffalo Bill

E Ancora: Marinai, Indiani, un suonatore di trombone, un suonatore di grancassa, una ballerina Stella, tre indiani ballerini.

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QUADRO PRIMO

Un muro puro e semplice con qualche manifesto insulso e il detto: “La terra è tonda? question contraddittoria.” All’aprirsi del sipario, Colombo è solo, seduto sulla valigia, in­tento a fare bolle di sapone. è completamente a suo agio, e me­dita tranquillo.

Colombo Bolle, piccole sfere! E’ un sintomo strano che alla mia età io giuochi ancora. I miei pensieri volano via, sferici. Dove vanno? (Fa bolle) La geometria mi dà una profonda commozione. Non riesco a spiegarmela. Io faccio le bolle. Esse si spiegano ed evaporano. (Nuove bolle). Piccole sfere, logiche, perfette. Sfera, volume ideale, forma del mio sogno. Occorre essere come il bambino per comprenderti. (Si mette in tasca la cannuccia di terracotta e riflette) Ho l’ossessione dell’orizzonte, il tormento delle distanze. Come all’approssimarsi dell’amore, sento ango­scia e il mio volto deve avere la luce della follia. Che sussistano in me vestigia di una sapienza antica? Rimembranze di un mon­do perduto. Non so, non so niente. Domani saprò, e non sentirò più angoscia; sarò meno felice. (Riprende la cannuccia e si ri­mette a fare bolle) Bisogna compiere ogni azione con molta serietà; bisogna nascere, crescere e sparire con semplicità. (Anco­ra bolle). Partirò senza addii, senza ritorno forse, e non ho nave. Però questa è la mia ultima notte continentale che passo senza pensare al viaggio. Non sono un uomo che ha perduto le illu­sioni. Ma i popoli sono isolenti, e l’aria sa di ossario. (Bolle). Bisogna partire, perché quale sorte mi riserva la società se con­tinuerò a fare bolle di sapone; bolle che non so spiegare? Biso­gna partire, protetto dal mio anonimato, lasciando credere che ho delle intenzioni. Entrerò in un grande silenzio, in una lunga tenebra; navigherò sulle acque superstiziose. E’ bene che l’uomo faccia qualcosa!… (Smette di fare le bolle di sapone. Si prende la fronte fra le mani).

Qualcuno entra camminando sul muretto.

il reporter Cristoforo Colombo?

Colombo Ho un nome strano che suona come un nome celebre.

il reporter Colombo? Le bolle… Ne fate di cosi belle!

Colombo Le bolle di sapone? Sì… (Agita la cannuccia nella taz­za vuota. Un lampo di magnesio). Eh?

il reporter Grazie.

Colombo Chi siete?

il reporter Stampa. La terra è tonda, vero?

Colombo Sono un po’ pazzo.

il reporter Siete straordinario.

Colombo Per aver trovato che la terra è tonda?

il reporter Per aver osato sostenerlo. Uomini come voi sono sensazionali, ed è quel che ci manca: uomini sensazionali!

Colombo Informate, informate l’universo! Sono stanco.

il reporter Sapete, niente andava più. Io sono l’organizzatore delle commozioni pubbliche. Più niente interessava, né la cometa, né lavenuta dell’Anticristo. Allora, ecco che annuncio un cielo nuovo, una terra nuova. Colombo, parlate; è il momento.

Colombo II vento pare buono.

il reporter Ne siete convinto?

Colombo  Ho fiducia nelle stelle,

il reporter Nelle stelle? Infatti, che notte magnifica! (Lampo di magnesio). Il vostro viso su queste parole… Siete sublime.

Colombo Non pensavo a niente.

il reporter (indispettito) E sia! (Gentile) Allora, è tonda? (Nervoso) è idiota, è tragico. Vedrete che questo metterà sottosopra ogni abitudine.

Colombo (che ne ha abbastanza) Sarà tragico soltanto per gli idioti; in quanto alle abitudini, ne faremo delle altre. (Salutan­do il Reporter) E la sfera, signore, serenamente indifferente, ar­moniosa e soddisfatta di sé, se la ride mica male dei nostri com­menti.

il reporter Anche spiritoso? (A parte) Sarebbe il momento di prendergli la testa… (Esce, un altro personaggio già arriva, mentre Colombo stringe le cinghie della sua valigia)

amicus Buona sera! Stai chiudendo la valigia, Colombo?

Colombo Dove vi ho già visto?

amicus Siamo stati insieme a scuola. Tu non eri molto fer­rato in geografia, vecchio mio. Continui a pretendere che è tonda?

Colombo Finirete per farmelo sospettare.

amicus In fin dei conti, perché non dovrebbe essere tonda? Ecco cinque franchi. (Getta una moneta che Colombo prende al volo).

Colombo Un’elemosina?

amicus No, impiego dì capitale. Sono un finanziere, che Dio mi perdoni. E metto cinque franchi nella tua impresa. Chissà?… Ma, se è tonda, se tu scopri le terre che supponi, dì pure a te stesso che devi fare la parte del civilizzatore, e sai che non si può civilizzare senza l’aiuto e il controllo della Finanza. Questi cinque franchi sono simbolici, pegno della fiducia che la Finanza ripone nel tuo genio. Nonostante la tua poca attitudine per la geografia. Arrivederci! (Sparisce).

Colombo (prende la valigia e cerca da che parte uscire) Un po’ di solitudine, genio mio, un po’ di solitudine… (Sta per uscire quando arriva, sul muretto, un uomo in camicia, con una cande­la accesa in mano e anche lui una valigia. Colombo resta inchio­dato dove si trova).

sonnambulo Un po’ di solitudine; che possa riflettere sulla sua sfericità… Perché è tonda! Sostengo che è rotonda! Sfera che percorro…

Colombo E pretendete? Impostore! Io, io solo, posso afferma­re che è rotonda!

sonnambulo E’ tonda come io sono appuntito.

Colombo Chi ti ha detto che è tonda?

sonnambulo (ambiguo) Rivelazione, rivelazione… Non è più un mistero. Ecco perché me ne vado…

Colombo (allarmato) Avresti una nave? Dove vai?

sonnambulo Altrove, dove mi condurrà il mio spirito carico di vele, di rose di venti e di strade. II mio spirito danza sulle onde. Ma tornerò al luogo da cui parto perché la terra è tonda.

Colombo Loro sanno, ma sanno nei loro sogni, e si sveglieranno ignoranti!

sonnambulo (Uscendo) Palla… palla… palla…

Colombo E quando si sveglieranno, io avrò conosciuto il bacio salato dall’alto mare. E’ tempo che parta. (Risoluto) Una nave, ohoh, una nave?

Sono entrati due uomini; l’uno da destra, l’altro da sinistra. Uno è vestito da ministro da operetta, l’altro da astronomo da fiera.

ministro Una nave!

sapiente  Che gli sia data una nave!

Colombo Alleati?

ministro Sarebbe prudente darvi questa nave, ecco tutto.

sapiente La Scienza opina.

Colombo Volete dire?

ministro (cominciando un discorso) La prudenza politica…

Colombo Scusate! La nave… (Una sveglia suona con fracasso. Colombo apre la valigia, ne ritira la sveglia e impallidisce. Gli altri due guardano i loro cronometri). Già la mia ora? Va sem­pre avanti, sempre avanti. E’ un ricordo di mia madre. (Penso­so) Che ora sarà dall’altra parte del mondo? Un piccione viaggiatore e una bottiglia in mare vi direbbero senza dubbio una volta per sempre quale alba avrò visto sorgere. (Monta la sve­glia. la rimette nella valigia).

ministro (ha assunto un’espressione compassionevole) Siete accessibile al sentimento, Colombo? Siamo franchi. Lo Stato, fra i suoi molteplici doveri, ha quello di sorvegliare i cittadini che assumono atteggiamenti anormali, Non si può mai sapere dove queste persone possono condurre, nel male come nel bene. Lo Stato non ama neppure l’iniziativa; è un monopolio che rivendica per sé. Lo Stato non incoraggia volentieri gli innovatori, gli inventori. Allo Stato piace aspettare. E dunque per quel che vi riguarda lo Stato ha preso una decisione particolare:

quella di non incoraggiarvi né scoraggiarvi in nessuna iniziati­va; rimane strettamente neutrale, pur esprimendo il voto di vedervi riuscire. Se non riuscirete, il vostro esempio sarà monito alla gioventù; se riuscirete, creeremo una commissione allo scopo di studiare il modo con cui converrà ricompensarvi. Comunque, noi insistiamo affinché partiate, non foss’altro che per l’opinione pubblica. Lo Stato saprà sempre trarre profitto dalla vostra avventura. Capite, vero, voi che siete intelligente?

Colombo fa un inchino. Il Sapiente si affretta.

sapiente Le società sapienti hanno deciso di accordarvi bene­vola attenzione e simpatia come a uno dei loro membri. Era ufficialmente ammesso che la terra fosse piatta. Voi pretendete di dimostrare il contrario. Le società continueranno a difendere la tesi della realtà piatta. Nel caso che la vostra ipotesi risul­tasse esatta, ricordate che le nostre assemblee osarono supporre che avrebbe anche potuto essere sferica o cubica. (Confiden­ziale) Avvertite me per primo, ci scriverò un articolo. Capite, voi che siete…

Colombo (gentleman) Sono d’origine modesta e d’intelligenza media. Non ho mai dubitato che lo Stato e le società dei sapien­ti avrebbero dato importanza al mio viaggio, che è un viaggio di convenienza. Signori, II suo vero motivo è che mi annoio. Se scoprirò il mondo inedito, non ve lo dirò. Se non scoprirò nulla, dovrete chiedere il mio indirizzo ai laconici pesci. Grazie infinite della vostra fiducia, ma… una piccolissima nave sarebbe assai più gradita.

Il Ministro e il Sapiente sono dolenti, si preparano a dare nuove spiegazioni, quando suona una tromba. Ministro e Sapiente escono rinculando, con grandi inchini, ed esclamando: “il re!”

Colombo Il re? (Arriva il re, con la gruccia dorata e la corona bizzarra. E’ seguito (dal suo buffone, Folial, variopinto). Basta con le udienze! E questa nave?

Folial Ce l’hai. Ringrazia sua Maestà.

Colombo Mi era dovuta,

Re  Peuh! Soltanto per fare piacere alla regina. La regina è una donna bizzarra.

Colombo Molto commosso.

Re In quanto a me, ti do volentieri questa nave; ciò mi dispensa dal farti internare. Parti subito, e voga verso l’oblio, perché i miei sudditi non fanno che parlare dell’Eden che vuoi scoprire. Come se il mio regno non fosse l’Eden! Che ne pen­si, Folial?

Folial Lasciate al popolo sporcizia e chimere. Promettete l’Eden!

Colombo E se io scoprissi l’Eden?

Re In questo caso, Dio avrà voluto benedire il regno con la tua azione. Non ti avrò dato la nave? (Medita) Sono gli uomini delta tua specie che mi hanno sempre rovinato la vita. Sempre, in un certo senso, degli artisti. Ho le mie ragioni per ammirarli e per non stimarli. Vero, Folial?

Folial   Gli animi grandi non capiscono le piccole cose.

Re   E tuttavia ho bisogno di loro. Sarebbe difficile scrivere la cronaca del mio regno, capisci, e non sarebbe male, in fin dei conti, che tu scoprissi questo Eden, che trasformeremo subito in una Colonia bcn amministrata.

Colombo   Sire, sul mio santo scapolare, troverò l’Eden, e voi ne farete omaggio alla regina. La mia riconoscenza… Vedo la na­ve. Quale nobile parola dovrei ora pronunciare?

Folial   Sera storica! Ma tocca a voi, Sire, parlar regale. Forza!

Re (con calore) Salute Colombo! Tu che sei sano di corpo e di spirito! Che secolo malato! Trova un mondo giovane! Io re­gno sul reame della nevrastenia. Felice te, che possiedi il mare, misantropo potente! Io…

Colombo Avete qualche dispiacere?

Re  Commozione, sì. Hai una nave? Io ho soltanto un trono. (Afferra la mano di Colombo) Ho mentito; sono io, e non la regina, che ti dona la nave. E poi, no, il mio regno non è l’Eden. Ah! Viaggiatore chiaroveggente… (Il buffone piange). Pianta­la, Folial! il tuo mestiere è di essere allegro.

Folial   Il vostro di essere educato.

Re   Hai ragione (Piange anche lui).

Colombo   Avrei preferito partire senza lacrime.

Re   Infatti. La nostra dignità, Folial.

Folial   Sera storica!

Il gran pavese è lanciato attraverso la scena, animandola con le bandierine multicolori.

Colombo Grazie della nave! (Sorge un rumore. Colombo so­spira) C’è niente da fare, il cuore mi si gonfia. Vuotare questo calice, opportunamente… (La buona donna entra e passa). Un momento!

la buona donna   Che?

Colombo    Siete mia madre, non c’è dubbio!

la buona donna   Come sarebbe a dire?

Colombo   Addio, mammina! (La bacia, si terge una lacrima, fa qualche passo e torna indietro) Mi son sbagliato; siete la mia fidanzata. Addio cara! (La bacia, si terge una lacrima e si al­lontana).

la buona donna   Mi conviene di più.

Colombo (tornando indietro)   Permettete?

la buona donna   Ma sì, ma sì!

Colombo   Voi siete la mia patria!

la buona donna   Fra le mie braccia, giovane uomo turbato! Fammi fare dei figli.

Colombo    Ohe, che stranezza… (La spinge fuori).

la buona donna    Vagabondo!

Re    Non capisco.

Colombo    Vagabondo, è un titolo. Tutto esaurito! Finalmente puro, finalmente solo.

Una passerella è fatta scivolare sulla scena. Colombo vi si av­via. li Re agita il fazzoletto e lo saluta. La folla arriva, costitui­ta da un unico attore che da solo dà  l’impressione del tumulto e del numero.

uomo-folla    Eccolo! Viva! Bravo!

Colombo (salutando modestamente)    Eccomi!

uomo-folla    Prodigioso! Strampalato! Vero! Falso! Dov’è? Lui? Sì! No! Bis! Rompicollo! Arrivista! Martire!

Colombo   E per finire, dite?

uomo-folla   Un discorso!

Colombo   Non l’ho preparato.

Re    Per favore. Colombo.

Colombo   Popolo…

reporter (sorgendo dal muro)   Non è ancora partito, quello lì?

uomo-folla   Sta per parlare! Ha parlato! Sublime! Bravissimo!

Colombo    Ho poco da dire, molto da fare.

uomo-folla   Ricomincia? Basta!

reporter   Patirà? Molto da fare, voi dite?

Colombo  II testamento, per esempio, Eccolo. O Re, o popolo… Quando si è distrutta una superficie e creato un volume, si può ben ridere della critica che sostiene che lo scopo delia mia vita è quello di tenere in piedi un uovo. Perdonate se nulla aggiun­go e se vi paio distratto! Vedo le cose dall’alto. Sì, vengo da un altro mondo, non appartengo al vostro, e vado in un altro. Ma sappiate che la mia ambizione non è di scoprirne uno. E’ cosa più seria: ho il gusto della disgrazia; fuggo le nazioni ragione­voli. (Saluta e sparisce)

uomo-folla  La partenza! Bello! Palpitante!

voce di Colombo   Oceano, vecchio amico…

uomo-folla Viva la marina!

Una fanfara nazionale squilla da qualche parte. Un rumore esplode e svanisce.

Re    Tagliamo la corda! E’ lugubre… (Esce con il buffone che lo incalza)

uomo-folla (delirante)    La nave! Parte! Salve! Vento in pop­pa! Sparito! Finito!… (Scappa a gambe levate).

reporter (sempre sul muro, prendendo gli ultimi appunti)  Im­portante la speranza… questo imbarcarsi verso la speranza. (Esce cantarellando) C’era una volta un piccolo naviglio…, c’era una volta un piccolo naviglio… c’era una volta un piccolo na­viglio… che non sapeva… non sapeva… non sapeva… navigar…

Sipario.

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QUADRO SECONDO

Un veliero visto in sezione verticale, e la poppa nel senso del suo asse. Fuoco rosso, fuoco verde sul ponte (praticabile). Fuo­chi bianchi sull’alberatura dove sta la vedetta. Nella stiva ve­glia Colombo, seduto davanti a una tavola. L’interno stretto è sommerso in una luce azzurrognola. In fondo, verso la prua, una cala dove dormono i marinai. Dal basso in alto scalette e cordami.

vedetta   Niente da segnalare, niente; insomma, niente! A ba­bordo, abissi e tenebre; a tribordo, abissi e tenebre: allo zenit, abissi e tenebre; al nadir, abissi e tenebre. Le stelle sono morte, tranne una, dallo splendore particolare…

Colombo    La mia.

vedetta    La notte… E’ notte? Il silenzio… E’ silenzio? Il mare e i suoi abissi… Orribile! Il mare…

Colombo   Il mare orchestra di cui la melodia mi sfugge. Vergi­ne dei marinai; proteggi la mia nave! Loro dormono. Il vento ci porta. Ho sorpreso nella brezza strani profumi. E’ il mare del­le allucinazioni…

Nella cala si agita un addormentato.

addormentato   Naufragio!

Colombo Dormite, marinai! Questa nave è una culla. Ninna­nanna, marinaio, ninna… (canticchia) C’era una volta un piccolo naviglio, c’era una volta un piccolo naviglio, c’era una volta un piccolo naviglio, che non sapeva, non sapeva navigar…

voci di addormentati   No! Troppo triste il piccolo naviglio che va in paradiso. E’ la nostra storia. Vogliamo tornare a casa. Chiediamo una canzone d’amore o qualcosa da ridere…

Colombo (autoritario) Che? Sonno vi ordino! Vi sveglierete nel nuovo mondo. C’è soltanto pericolo per i vostri cervelli. Uomini senza mistero! II piccolo naviglio ha il suo destino. An­date a letto, il capitano lo vuole! (Riempie la pipa e fuma).

vedetta    Niente luna. Luna bianca del mio cielo natale! Luna che ridi. Io piango.

Colombo Spirito mio, indossa uno scafandro e scivola sotto le onde; gira nelle correnti; volteggia fra le flore del fondo; di­vertiti con la messa in scena tarlata dei vecchi disastri; segui le tracce degli annegati indolenti, gli annegati in viaggio, come io viaggio, senza meta e senza orario. Mio piccolo battello, barca risibile, il buon Nautilus ti protegga! Dio governi i venti e le vele. Il mare è assoluto. Commozione continua…

vedetta     C’è tepore. Ci sono fanfare sotto l’onda.

Colombo Questo è il mio libro di bordo, raccolta di monolo­ghi. (Si mette a scrivere).

vedetta   Un faro? No. Luci? Una… due… No. (Pausa). Signo­re abbiate pietà di noi! Cristo, abbiate pietà di noi! Santa Trinità, abbiate pietà…

La voce si perde.

voci di addormentati   Dormire. Ci sono le mosche. Tristezza di marinaio. La fisarmonica è morta. Ninte più musica, niente più speranza. Dove siamo? Sete, sete! Rivedere la mia bella, ah!

Colombo   Febbre… (Si alza).

voci di addormentati   Si chiama Giulia. Impiccarlo al pennone. L’Eden ha sette sorgenti. (le voci diventano incoerenti. Qualche accordo di fisarmonica) In Europa. Basta con le men­zogne! Dormi, Bruto? A mare il capitano!

Grugniti vari.

Colombo (alza le spalle e declama)   Se sapessero qual mondo si avvicina!

Le voci tacciono.

vedetta    Odori… Ucelli!

Colombo  Nei tempi andati, alcuni monaci si smarrirono sull’oceano e scoprirono quelle terre che pretendiamo sconosciute, delle quali tracciarono le carte. Credettero che fossero il paradiso biblico tanto la natura era bella colà, e dolce la vita. (il silenzio è totale) Fiori bizzarri, aromi, palme, pepite. L’oro, l’oro ovunque, fiumi d’oro, città d’oro, oro e feste, vini, donne sottili e lascive. Feste e sacrifici, vini purpurei e sangue! E si sa che non esiste il lavoro, là. Quale ebbrezza! E’ veramente l’E­den che si spartiranno i compagni di fortuna che avranno conservato il coraggio e la pazienza. Non immaginano le orge imminenti, i peccati, i peccati violenti, che commetteranno! E du­bitano di me? Dubitano del mio genio? I ciechi, che si lasciano sedurre dalle leggende di un medioevo allucinato! Incubi di bitume e di schiuma, acque paniche, bocche d’Inferno. Il vessillo macabro che vola sulla cima delle tempeste, con il suo equipaggio di morti! Hanno letto qualche racconto di Sir Edgar Poe.E tutto ciò, il caos, i polipi ginnasti, le orde dei leviatani, i crateri sottomarini, fanno enormemente letteratura, fuori luogo. Che dormano e sognino nella loro candida perversità! Io guido il vascello sulle acque incantate. Il risveglio sarà mera­viglioso. Poveri marinai da canzonetta! (Va verso la cala, spu­ta, ritorna).

vedetta    Sta per spuntare l’alba.

Colombo Imbecilli! Dubito assai che l’alba vi porti il mondo promesso. E se per quel caso che non si evoca quando si riesce scoprissi il mondo che non so dove si trova e neppure se esiste, tutto sarebbe finito per me, l’avventura e la sua adorabile angoscia. (Si ode il tranquillo russare dei marinai. Poi silenzio. Quindi vocalizzi). Mica di primo pelo, questa cantante!

Un oblò, a sinistra, è spinto dal di fuori, lasciando passare, di profilo, la testa gonfia e violacea di una sessagenaria dopo lunga immersione.

viscosina    Amore?

Colombo (macchinalmente)   Sempre!  (Scorge la testa e si spaventa).  Che orrore! (S’avvicina all’oblò) Volete?

viscosina    Gentile capitano, il permesso di interpretare i suc­cessi del mio repertorio in onore del vostro galante equipag­gio.

Colombo   Voi siete?

viscosina   Viscosina, la celebre sirena dalla voce atlantica.

Colombo   Che cantate di veramente incantevole?

viscosina   Ascoltate… (Intona con voce rauca) Io son la bella pesciolina viscosa, snella, perbenina, e per chi vive di speranza canto l’amore con fragranza. (Chioccolio e sguardi. Poi continua) Io incanto lo scapolo…

Colombo   Davvero? (Lancia una manciata di monete in faccia aliti sirena)  Navigate e non ricominciate, Bella in intingolo.

viscosina   Quale affronto alla mia arte. (Singhiozza) Mi affo­gherò allo spuntar del giorno. (Sputa una tromba d’acqua su Colombo e sparisce dall’oblò).

Colombo   Ecco, il giorno spunta, istante difficile. (Siede e si mette a scrivere) Ancora un’alba. Purché duri. Siamo da qual­che parte.Il mio equipaggio è un po’ disorientato e il suo morale non è dei migliori. A me è indifferente navigare sopra o sotto le acque o nelle nuvole, verso il paradiso. Io vogo e ho paura, a dir la verità, di vedere la fine del mare, Il mio errore mi è caro. Non vorrei che la terra fosse rotonda, perché è piacevole andare in nessuna parte e avere coscienza di essere niente, di essere perduto agli occhi degli uomini. Navigando cent’anni e cento anni ancora, troverò l’Eden clhe è al centro di me stesso, il silenzio perfetto, la solitudine perfetta; conoscerò la felicità indicibile. Sarò granchio oppure particella di questo profumo che mi colpì i sensi. E scrivo in…

vedetta (sbadiglia immensamente)

Colombo (sbadigliando ugualmente)   In questo libro in cui chiedo a Dio perdono della mia ineffabile voglia di non essere. (Il ponte è carezzato da una luce rosata. Una pausa. Colombo sta­va per addormentarsi. Ma alcuni colpi discreti si odono con­tro il legno). Avanti! Chi bussa e non entra non può essere di carne. Spirito, ci sei?

voce di azuret  Un colpo, sì! Alzate la botola.

Colombo   La classica scena del passeggero clandestino che ri­vela la sua presenza! (Solleva una botola dalla quale sorge un personaggio malinconico e scialbo, di gran classe, coperto con un saio monacale e imbacuccato d’ali sulle scapole). Buona se­ra, signore o signora. Profittate della mia buona fede. Bocca inutile! Adesso vi scaravento fuori bordo.

azuret   Io non mangio e l’acqua non mi fa male: sono anfibio, dal greco ampho e bios. Che ne ricavate a gettarmi in acqua se non muoio?

Colombo   Niente. Nome e professione?

azuret    Azuret, angelo custode.

Colombo   E chi custodite?

azuret   Voi, Colombo.

Colombo (shake-hand) Felicissimo di fare… (Perplesso) Siamo sempre guardati, spiati… (Pausa). Abbiamo qualcosa di specia­le da dirci? Voi sapete tutto. E’ seccante.

azuret   Sono un custode eccellente ma ho una pessima memoria, rassicuratevi. Se ho avuto l’indelicatezza di mostrarmi, è stato per curiosità. Andate davvero a scoprire l’America?

Colombo  Lo penso.

azuret   Attento alle conseguenze. So da fonte sicura che i ge­suiti hanno certi progetti su quei futuri territori. E i gesuiti, sapete…

Colombo  Sono il nemico. Grazie. (Alcune voci si alzano dalla cala). Nascondetevi, caro angelo. Non dev’essere molto confortevole, lì sotto? Voltatevi, perché se i miei uomini vedono il vostro abito, potrebbero sbagliarsi. Infatti, siete fanciulla o fanciullo?

azuret   Piccolo vizioso! (Sparisce nella botola).

Colombo   In fin dei conti, che sia stato quest’angelo a darmi la nave? (Risiede davanti alla tavola. La sua testa vacilla; il son­no lo vince; resiste) Fatica! M’è parso di vedere un gesuita con un abito nero, con le ali sulla schiena. Sentivo chiamarmi…

vedetta Terra!

Colombo   Sognavo che la vedetta gridava…

vedetta   Terra! Vedo la terra!

Colombo (tornando alla realtà, balza in piedi e si arrampica in fretta sul ponte) Che? Ohe! Marinaio volante! Scendi!

vedetta (ruzzolando a precipizio sul ponte) Capitano, l’ho vi­sta, e ne tremo ancora…

Colombo   Hai visto?

vedetta   Capitano…

Colombo  Dormi! (Fa passi e gesti ipnotici. La Vedetta s’irrigi­disce). Monta sul pennone! Veglia!

vedetta   Dormo… monto sul pennone… veglio…

Colombo  E quando vedrai l’America, perché è proprio lei, chiudi il becco. Al tuo posto! (La Vedetta si arrampica lungo le corde e sparisce). Timoniere?

timoniere (arrivando)   Capit…

Colombo  Dormi! (Fa passi e gesti ipno tici. Il Timoniere s’irrigidisce). Quando vedrai l’America, farai un mezzo giro, e punterai verso l’Europa. Fila! (Il Timoniere esce di corsa). Me ne sbatto, dell’America. Ho detto che me ne sbatto! (Scende nella stiva. Vi regna un mormorio vocale che esce dalla cala). L’ho scappata bella. Tornare in Europa, neppure pensarci. Andremo al diavolo. Ecco, il vero viaggio. Ho imbarcato alcool a sufficienza. Addio, America! Tu eri troppo facile da scoprire!… (Si apposta vicino alla cala e ascolta le voci diventate distinte).

una voce  Mangiare!

un’altra voce  Mangiare cosa?

la voce  Il capitano!

una terza voce   Quanti anni ha il capitano?

l’altra voce   Niente mangiare, bere?

la voce   Bere che cosa?

la terza voce   That is the question!

Colombo (ad alta voce) Whisky! (Estrae dalla tasca una botti­glia piatta) Very buon whisky! Oh, consolazione dei clowns e dei naviganti! (Beve. Il ponte è illuminato. Lontana comincia una musica velata, su un ritmo ostinato, Nella stiva, lungo il bordo della cala, si allineano come decapitate le teste rasate dei marinai con occhi di cani attenti e la lingua fuori. Colombo passeggia avanti e indietro e beve a piccoli sorsi) A ciascuno la sua illusione. La mia è severa, inalterabile. Più bella dell’arte e dell’amore. Cifre magiche, il tuo nome, mia illusione amata. V = 4/3pR3! Sfera, io ti evoco come una donna e sposo la tua forma compiuta. Scivolo sui tuoi fianchi insensibili. Ma tu, Terra, non sei più la sfera ideale; ti lascerò per un’altra in cui sarò solo, una sfera d’avanguardia…

II ritmo è diventato ossessivo. La notte si è finalmente dissi­pata.

vedetta   Terra!

Colombo   Disgrazia! Non dormiva, il simulatore! Addormen­tati, è fatta! Tutti in coperta! (I marinai saltano fuori dalla ca­la e si sparpagliano per la nave. Ma sul ponte arrivano da tutti i lati numerosi indiani screziati, vociferanti: un’invasione di magnifiche penne. Danzano al ritmo e eccitati abbracciano i marinai stupefatti. Colombo sale sul ponte) Cosa sono queste danze, questo carnevale? E la consegna, timoniere?

marinai   Il nuovo mondo! Vittoria!

Colombo (dominando il tumulto e la situazione)   Intendiamoci. Signori Selvaggi! Siamo in America, vero?

Montezuma (sontuoso, avanza e saluta) Nell’America del Sud, esattamente.

Colombo Non sono fortunato. Parlate francese?

Montezuma  E’ una lingua elegante. Preferite l’inglese?

Colombo  Non importa. Noi siamo fatti per capirci. Come siete decorativi! Volete dirmi le vostre intenzioni? Siete venuti per sgozzarci?

Montezuma  E’ a voi che faccio identica domanda. Noi festeg­giamo pacificamente il vostro arrivo come facciamo ogni volta che un navigatore scopre l’America.

Colombo  Allora non sono il primo?

Colombo Conoscete il mio nome?

Montezuma   Ahimè, Cristoforo Colombo!

Montezuma   Gli oracoli me lo hanno rivelato. Attendevamo la vostra visita. Gli oracoli hanno anche rivelato che avete whi­sky a bizzeffe nella stiva.

Colombo   Vi immaginavo superiori e sprezzanti tutto della nostra civiltà.

Montezuma   E che c’entra? Disprezziamo la vostra civiltà, ma non il vostro whisky. Poche storie, amico! Voi venite a civiliz­zarci, è nell’ordine delle cose. Farete presto, voglio dire che sa­remo tutti sterminati. Che importa? Sta scritto nelle nostre più antiche pietre. Noi celebriamo in voi gli esecutori del Destino. Noi danziamo la nostra morte fra le piramidi abbandonate e i soli senz’oro. Periscano le nostre penne e la saggezza millenaria! Capite? Il whisky ci sarà necessario per disperare me­glio.

Colombo  Sterminarvi, belli come siete, il giorno di martedì grasso? Mi sembrate dei tipi meravigliosi, molto educati, ma un po’ pessimisti. Gran capo, io ti porterò in Europa.

Montezuma   Grazie, caro barbaro. Tu ci tornerai da solo. Io voglio morire sotto le macerie del mio impero. La mia razza è finita, così la mia dinastia. Largo agli archeologi!

Colombo   Voglio dividere con voi le vostre penne e la vostra morte danzante.

Montezuma   Vano desiderio. La morte è una vocazione. Whi­sky!

 gli indiani  Whisky! Whisky!

Alcuni marinai risalgono dalla stiva carichi di bottiglie che di­stribuiscono. Tutti bevono.

Colombo   Poiché è troppo tardi, io bevo all’America, all’ultimo degli aztechi, alle vostre penne…

Montezuma   Sterminare, puoi; discorrere, no…

Colombo   Hai ragione, grande capo. I gesuiti penseranno loro a farti le prediche. Amici piumati e fatali, io bevo alla sfera!

Montezuma   Beviamo a questa America che in un cerco senso ti tende le braccia! (Ride di cuore).

Colombo l’abbraccia e lo bacia. L’equipaggio e gli indiani bal­lano al suono della fisarmonica, in movimenti d’irresistibile fraternità.

Sipario.

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QUADRO TERZO

Una costruzione che occupa il fondo della scena e che si apre in tre porte: quella di destra è rossa, con la scritta: vergogna; quella di sinistra è nera, con la scritta: silenzio; quella di cen­tro è dorata, con la scritta; gloria. In questo modo viene a formarsi, per le necessità di quest’atto, un arco di trionfo in centro, una prigione a destra, una tomba a sinistra. In cima al­la costruzione, uno zoccolo sul quale si legge: A colui…

L’Uomo-folla brandisce i giornali, e pesta i piedi.

uomo-folla   Well! Giorno di gloria! il superuomo! Che auda­cia! Vederlo! Toccarlo! Incoronatelo! Fiori! Sottoscrizione na­zionale! Banchetto! Abbasso i questurini! Viva! Viva Bazaine!

La porta dorata s’illumina. Si apre e lascia passare Cristoforo Colombo, con la valigia in mano e un impermeabile sui suoi abiti antichi.

Colombo  Eccomi!

uomo-folla (voltandogli la schiena)  Eccolo! E’ lui! Il vincito­re! Il conquistatore! Il toreador! Ah, com’è bello!

Colombo  Popolo, grazie! Le vostre acclamazioni…

uomo-polla  Cadrà?… Non cadrà?

Colombo   Chi?

uomo-folla (indicando il ciclo)   Colui che ha scoperto l’Euro­pa! Viva Lindberg! (Osserva Colombo) Siete un globe-trotter?

Colombo Anche. Sono Cristoforo Colombo che torna dall’America.

uomo-folla   E avete fatto fortuna?

Colombo    No, ma sono celebre.

uomo-folla    Se è così, viva Cristoforo Colombo!   (Danza) Vi­va il Gran Turco! Abbasso gli ebrei! Viva la Francia! (E’ spari­to).

Colombo (guarda con tristezza l’arco di trionfo, va a spegnere le luci e siede sulla valigia) Incostanza degli umani! Benissi­mo! Se non fossi tornato, avrebbero intonato un cantico in mio onore. Il mio torto tu di essermi ammalato, fedele a una vecchia romanza, di nostalgia. Mentre la mia patria è l’oceano. Perché non sono rimasto con quegl’indiani fumatori di calu­met, fra gli dèi scolpiti, e le piccole scimmie furiose? Sono finito senza bellezza, senza oro e, chi lo avrebbe mai detto, senza riputazione. Meschino avventuriero! Ho sognato la sfera, quando si trattava di ben altra cosa. Non era poi tanto furbo dimostrare che la terra è tonda; la storia dell’uovo da tenere in piedi mi avrebbe fruttato di più. (Pausa). Sono vecchio e non ho vissuto perché troppo ho accordato al sogno; ero lontano e ora mi trovo in nessun luogo; ho visto molto e non ho impara­to nulla; ho molto agito e non ho fatto nulla. So soltanto che piccolo è il mondo e grande è l’illusione. Non sono né vanito­so né rapace né fortunato. Non ho le virtù degli imbecilli né quelle degli eroi. Nei libri di scuola sarà scritto che fui un intre­pido viaggiatore, ma sarà la storia dell’uovo che i giovani ricorderanno. Insomma, tutto ciò non fa una posizione postuma. E ora? I tempi sono duri per chi possiede come unico bene la formula del volume della sfera. (Si alza in piedi) Perdonatemi se non ho seguito i vostri consigli, cari selvaggi dalle penne così carine. Penserò a voi ma non scriverò la vostra ultima danza né la vostra morte nostalgica, perché non si deve dire tutto quan­do si sollecita una pensione e i gesuiti vi vogliono bene. (Cammina in lungo e in largo) Che mi dia forza, questo amaro cali­ce; che trovi in me stesso la filosofia degli umili che suggerisce una spiegazione accettabile dei calamitosi avvenimenti! E che importano questa riconoscenza, questa indifferenza, se son io che mi trovo famoso, se comprendo io solo il senso del mio de­stino! Perché non dovrei celebrarmi da me stesso?… (Fa un salto e lancia in alto il cappello) Viva Cristoforo Colombo! Gloria! Viva l’illustre navigatore! (Si rimette il cappello) Ecco! E poiché conosco la gloria, ora non mi resta che d’andare ad assaporarla in un luogo tranquillo dove, all’insaputa di tutti, finirò i miei giorni, (Se ne va strascicando i piedi) Oh, gloria, simile a quell’America da cui si torna…

Ma qualcuno è alle sue calcagna.

ministro    Ehi, Colombo?

Colombo   E’ uscito proprio adesso.

ministro    Siete voi, vi riconosco! (Rincula di tre passi, cerimo­nioso) Cristoforo Colombo! Per mezzo mio, lo Stato vi presen­ta i suoi più spontanei rallegramenti. E’ consapevole del vostro valore e delle conseguenze delle vostre scoperte. L’America che gli avete donato è un eccellente territorio d’espansione, e di conseguenza, voi contribuite susseguentemente a sviluppare il prestigio nazionale. E così lo Stato vuole ricompensarvi insignendovi di quest’ordine che viene accordato unicamente agli uomini di lettere, ai salvatori e agli agronomi. Che il vostro pet­to si gonfi di legittimo orgoglio! Lo Stato ha posto allo stesso livello, in questa circostanza, l’uomo di lettere, il salvatore e l’agronomo in quanto in voi stanno superbamente rappresen­tate queste tre specie di uomini! Letterato, avete inviato un rapporto alla Società di Geografia, la quale lo ha giudicato redatto in modo assai pulito; salvatore, avete dato prova di co­raggio civile lanciandovi in mare, mentre è risaputo che non sa­pete nuotare, salvando così le finanze del regno con l’apporto di quelle magnifiche colonie che noi ci siamo affretati ad ipotecare immediatamente; quanto all’agronomia, essa vi deve ri­conoscenza per i vostri campioni di semi e le vostre osserva­zioni sulla leptinotaisa, nemica della nostra agricoltura! Mai decorazione fu più meritata, e la vostra modestia può ornarse­ne senza arrossire. Venite fra le mie braccia, Colombo…

Abbraccio e consegna della decorazione.

Colombo   Fa sempre piacere. E poi, voi siete gentile.

ministro   Perdonate. E’ doveroso che io sia così. Ma dite? L’A­merica dove si trova esattamente? Ci sono delle bestie, vero? E qual’è il vostro pensiero, ora che siete tornato?

Colombo   Che in nessun luogo si sta bene quanto in seno alla propria famiglia.

ministro (stringendogli la mano)    Le vostre parole mi commuo­vono.

Una tromba suona l’attenti. Il Ministro se la svigna.

Colombo   Aspettate.   (Prende la valigia e vuole seguirlo. Ma arriva il Re zoppicante sulla stampella, munito di un mazzo di chiavi) Mi ha visto. E’ venuto a riprendersi la sua nave?

Re    Un giorno, un tale che si chiamava Crisroforo Colombo se ne è andato sull’oceano. Lo invidiavo. Quell’uomo è tornato. Lo commisero. Avere trovato l’Eden e tornare nel mio regno…

Colombo   Sire, sono io quell’uomo. Come state?

Re    Con le stampelle, amico mio. E il regno va male; è nei guai per colpa vostra. Eccomi in conflitto con tutte le potenze; come se le beghe interne non bastassero! Che bisogno avevamo di colonie paradisiache? E io che sognavo giardini pensili per por­tarvi a spasso i miei acciacchi! Insommna, a conti fatti, ti sei re­so meritevole agli occhi della Nazione, (familiarmente) Devi essere stanco, Colombo.

Colombo   Le mie ossa, non lo spirito.

Re   II mio Consiglio ha deciso che ti riposerai. La Nazione ti da­rà vitto e alloggio. E siccome questa decisione potrebbe essere mal interpretata, ho voluto essere io stesso colui che ti condurrà nel tuo ritiro. Vieni, Colombo? (Va verso la porta rossa, che s’illumina) Va’ in prigione, il tuo Re te ne prega.

Colombo  Non vi rattristate, Sire. Stavo proprio cercando un eremo. La Provvidenza vuole che me lo offra Vostra Maestà. (Entra nella prigione) Ma… la ragione, Sire?

Re  Eccone una profonda. E’ umano che non ti siano riconosciuti i tuoi meriti e che ti si umilii per poterti più agevolmente magnificare in futuro. Allora i popoli potranno dire che vi è una giustizia, nonostante tutto.

Colombo   Ma… la ragione, Sire?

Re   Dal momento che ci tieni… E’ per far piacere ai gesuiti. Ma non credere che non ti vogliamo bene e che sia messa in catene la tua libertà, ci mancherebbe altro!

Colombo (pensieroso)   I miei cari selvaggi…

Re   La libertà…

Colombo    Sono un marinaio, e so parlarne.

Re (abbassando un’inferriata su Colombo)    E che farai, adesso?

Colombo     Viaggerò.

Re    Addio, Colombo! Le tue catene pesano quanto la mia coro­na.

Esce zoppicando. Colombo siede nella cella.

Colombo     Il principio della saggezza. E il più bel viaggio, sono sul punto di farlo. Basterà abbassare le palpebre.

Pausa. Il Poeta entra, sui coturni.

poeta    Colombo che il mondo abbandona, il poeta si ricorda di te.

Colombo    Dimenticatemi.

poeta    Voi soffrite, l’indovino.

Colombo    Proprio niente.

poeta Così, non sonffrite?

Colombo     No. E voi?

poeta     Io?… Guarda, avete una medaglia?

Colombo    E’ il mio più piccolo difetto. E anche voi verrete de­corato, se soffrirete come si conviene.

poeta    Figuriamoci! Dite. Che cosa avete visto d’interessante, laggiù, nel nuovo mondo?

Colombo   Dei poeti.

poeta    Santi numi! Di quale scuola, di che genere?

Colombo Dei poeti che non fanno né i funzionari né i magnac­ci. Posseggono tatto e cultura infiniti. Conoscono le più anti­che fiabe della terra. E gli astri sono il loro pensiero e il motivo dei loro canti. Questi poeti vivono nella solitudine, non hanno nome, e si fanno obbedire dagli animali. Sono casti, non scri­vono, e mai rivelano al volgo il segreto delle loro estasi. (Du­rante questo monologo, il Poeta è uscito in punta di piedi. Co­lombo, immerso nei ricordi, continua a parlare, mentre comin­cia una musica tenera e triste. E al suo ritmo entrano e danzano Montezuma e tre indiani ballerini, luccicanti di pietre prezio­se, che mimano, con le loro penne, l’agonia di uccelli ieratici). Ho appreso da loro la meraviglia, la sinfonia delle spiagge, il coro delle foreste, le nozze delle costellazioni, le arpe dei sacerdoti, il coraggio dell’ape, i lamenti delle femmine, l’aroma delle piante, il balenare di Dio, le pianure e le vette del sonno, il dialogo del serpente e dello scarabeo, le lacrime e i diamanti della sposa promessa, la Vita, la Morte, la Metamorfosi, le Ci­fre, l’Ipnosi, la guarigione da tutti i mali, la danza di vita sui sepolcri… (Si alza nella sua prigione) Dovrei partire, l’ora è propizia. E’ gala di penne e di sangue. Ombre splendide mimano la partenza, l’eterna partenza. Ho acquistato, come loro, l’indifferenza sorridente degli spettri. Solo i morti sono amabili amici. Un nuovo mondo non è più lontano. Conturbante navi­gazione! Dimentichiamo la civiltà e la geografia. Vedo dei semafori… (Spariti i ballerini, una campana squilla. L’inferriata della prigione si alza. Colombo avanza sulla scena. Entra la Morte, ufficiale di marina senza età. Mani in tasca, danza elasticamente al ritmo diventato più serrato). Grande ammiraglio, il capitano Colombo vi saluta.

morte    Imbarco, capitano! Lascia in porto il tuo bagaglio umano. Spezza la bussola. Dio è il polo. Fiammingo, brettone o spagnolo, immobile è l’infinito, senza gioie né pene. Imbarco, anima di capitano! (E’ uscita, danzando).

La musica tace. La luce della prigione si spegne. E’ quasi notte.

Colombo    Ho troppo amato l’avventura perché il morire non mi piaccia. Con passo lieve ti lascio, o mondo antico, e la tua sfera disusata, ove tutto è, cenere, puerile, perverso… Mi metterò in viaggio, senza ritorno questa volta, fra le bolle luminose che Dio soffiò nel giorno che fu il primo… (Entra per la porta nera nella tomba).

Appena è sparito risuona una marcia forsennata alla maniera di Souza. Tutto s’illumina brutalmente. Lentamente, sale sul­la scena una forma umana coperta da un drappo. Si sistema in piedi sullo zoccolo, e vi si inchioda. Allora arrivano: l’Ameri­cano vestito con un frac tagliato nella bandiera nazionale, e con un gibus 1840 in testa; Buffalo Bill, baffoni e pistoloni, il più autentico cow-boy promosso colonnello per grazia infan­tile, e che spara in segno di gioia; una Ballerina in tutù, bella ragazza; un suonatore di trombone e uno di grancassa. Il cor­teo si ferma rivolto verso la scena. I suonatori smettono. L’A­mericano estrae un foglio. Buffalo Bill strappa il drappo che copre la statua: è Cristoforo Colombo, pietrificato e astratto. Ha una mano sul petto, l’altra, la stende per sentire se piove. E l’Americano strilla:

americano   Ladies and gentlemen. In nome dell’America vi sa­luto, Colombo, ma non il grand’uomo, la statua solamente. Stop. L’America vi concede un grande onore salutando la vo­stra statua, perché non siete americano, fatto increscioso. In America non ci sono molti grandi uomini. Gli americani non sono né grandi né piccoli, ma di statura media e di buona co­stituzione. Stop. Questo omaggio comporta le proprie restri­zioni, Voi avete scoperto l’America, quattro secoli troppo pre­sto. Adesso avreste dovuto scoprirla, yes! Ma va bene anche così. Non mi resta che augurarvi buona fortuna in quest’epo­ca in cui si potrebbe dimostrare che non siete mai esistito e in cui le statue passano di moda tremendamente in fretta. Stop finale!

A un segno dello speaker, i suonatori attaccano il coro di Luther: “Ein fest burg…” Su questo embrione musicale l’Ame­ricano, la Ballerina stella e Buffalo Bill, quest’ultimo punteg­giando il canto a colpi di pistola, urlano la quartina celebrativa che segue:

Gran Colombo, proclamiamo la tua gloria

con le nostre voci e con questo trombone;

monta sul grande zoccolo della Storia,

che immortale sempre resti il tuo nome!…

Il corteo esce, cacofonico. Poi silenzio. Le luci si spengono e l’ombra sommerge la scena. Sullo zoccolo Cristoforo Colombo si muove. Estrae il fazzoletto e si mette a piangere.

Colombo  Si ha un bel vedere le cose dall’alto, ma fa un effet­to…, quando si è sensibili come me! Non si può farne a meno… Bisogna essere una statua per capire certe cose…

Sipario

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Informazioni su Bruno Aloi 983 Articoli
Bruno Aloi. Nato a Genova nel 1941, si diploma nel 1960 presso l'Istituto Tecnico Nautico San Giorgio di Genova. Nel 1966 consegue il titolo professionale di Capitano di Lungo Corso. Laureato in Lettere con la tesi "I Liguri nella Gallia meridionale". Molteplici sono i momenti che segnano il percorso di Bruno Aloi, da ufficiale di coperta agli incarichi in diverse specializzazioni formative (corsi di sopravvivenza, mezzi di salvataggio, antincendio di base ed avanzato, corso superiore radar, familiarizzazione navi chimiche, ) fino all'abilitazione a comandante Certificazione S.T.C.W. 1978/95 rilasciato il 28/1/2002. Particolarmente significativa è la sua attività in campo culturale, per un decennio soprintende alla promozione delle grotte di Borgio Verezzi come presidente del Gruppo Grotte Borgio Verezzi. Nell'ambito delle esplorazioni ipogee visita il Marocco, l'Algeria e la Siria su invito del Ministro del Turismo Siriano. Socio onorario dello Speleo Club de l'Aude et de l'Ariège (Francia). In qualità di Presidente dell'Associazione per il Recupero del Genovesato, Bruno Aloi promuove nel 1986 la riapertura dei forti genovesi Sperone e Begato, con eventi di spettacolo, mentre partecipa all'iniziativa "Artisti per il Centro Storico" (1990). Premio Regionale Ligure 1987. Premio "Gente di Mare" 2002. Viareggio. Socio onorario della Società Nazionale di Salvamento. Tra le altre cariche assunte, lo ricordiamo presidente di Al Sham, associazione per le relazioni tra Italia e Siria contibuendo al gemellaggio della città di Genova con la città di Latakia (l'antica Laodicea). Giornalista pubblicista dal 14/6/1989 iscritto all'Ordine Nazionale dei Giornalisti Roma Tessera N. 170551.. Presidente del Comitato Nazionale per Colombo.

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