
“Mappa mundi” di Fra Mauro. Alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
La mappa, considerata come la transizione dalle carte medievali alla cartografia rinascimentale , venne disegnata nel 1450 circa da Fra Mauro nel Monastero Camaldolese nell’isola di San Michele detta anche “San Michele di Murano” (vista la vicinanza all’isola di Murano) e dove visse almeno a partire dal 1433.
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Nel 1457 il monaco camaldolese Fra’ Mauro, avvalendosi della collaborazione del marinaio e cartografo Andrea Bianco e del confratello Francesco di Cherso, iniziò la realizzazione di una grande mappa del mondo su pergamena commissionatagli dal re Alfonso V di Portogallo. La mappa inserita in una cornice in legno venne poi inviata al re Alfonso V di Portogallo nell’aprile del 1459. La mappa, di circa due metri di diametro, presentava commenti scritti che riflettevano le conoscenze geografiche del tempo. L’ultima notizia che la riguarda risale alla seconda metà del Settecento, quando risultava nel monastero portoghese di Alcobaça.
Della mappa però esiste fortunatamente una copia – riscoperta nel monastero di Murano, dal 1811 conservata nella Biblioteca Marciana e visibile nel percorso del Museo Correr di Venezia – che Fra’ Mauro iniziò per la Signoria di Venezia e che dopo la sua morte (1459) venne completata dai suoi collaboratori entro il 26 agosto 1460, come precisa un’iscrizione sul retro. La data della morte del celebre cartografo si desume dalla notizia che il 20 ottobre del 1459, nel monastero camaldolese di Murano, tutti i suoi scritti e le sue carte vennero chiusi in un baule e trasferiti nel monastero di San Giovanni Battista alla Giudecca, per poi tornare a San Michele nel 1464. Nel Settecento essi risultano però smarriti.
Dai resoconti delle spese del Monastero di San Michele per comprare: colori, oro battuto, pergamene e altro, si può dedurre che il Priore Fra Mauro iniziò a lavorare al suo Mappamondo su tavole di legno e pergamena dal 1448.
La mappa fu realizzata con inchiostri e pitture a tempera su fogli di pergamena incollati a una piattaforma circolare girevole in legno (diametro di circa 196 cm), che è ospitata su un supporto ligneo quasi quadrato (223×233 cm) con una apertura circolare al centro di poco maggiore al tondo. Il divario tra il tondo e il supporto sono nascosti da una cornice circolare dorata. Il tondo aggrega circa 2.800 nomi di luoghi, 200 brevi testi in volgare veneziano e centinaia di rappresentazioni iconiche di città, navi, animali, monumenti architettonici, montagne, strade, fiumi, etc. I quattro angoli della cornice quadrata sono dedicati ai cieli e alle distanze astronomiche (angolo in alto a sinistra), maree e terra (angolo in alto a destra), Paradiso terrestre (angolo in basso a sinistra), teoria degli elementi e regioni meridionali (angolo in basso a destra)
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Nel corso del quindicesimo secolo il monastero di San Michele di Murano si afferma come importante centro culturale in contatto con l’aristocrazia cittadina. Durante l’abbaziato di Paolo Venier (1392-1448) e del suo successore Maffeo Gherardo (1449-1468) sono istituiti una ricca biblioteca, una scuola di grammatica, uno scriptorium e un laboratorio cartografico. Accanto alla figura di Fra’ Mauro spiccano altri protagonisti del periodo umanistico come Mauro Lapi, autore di trascrizioni di opere ascetiche e di vite dei Santi, e Nicolò Malerbi, curatore delle editiones principes italiane della Bibbia e della Legenda aurea. È in questo contesto che Fra’ Mauro realizzò il Planisfero, che per quasi quattro secoli venne custodito dal monastero stesso, prima nella Chiesa accanto al coro, successivamente in una stanza attigua denominata da quel momento “il Mappamondo”, e infine nel 1655 venne trasferito nella biblioteca conventuale.
In quel contesto va collocata la preziosa esperienza del Priore Camaldolese Fra Mauro, uno degli esempi più significativi di quell’esperienza insulare Veneziana, con il suo famoso Mappamondo realizzato poco prima della cosiddetta “Scoperta dell’America”. Sul Planisfero Gerusalemme non venne più messa al centro del Mondo come voleva da sempre la Cristianità, dipinse l’Africa circumnavigabile, cinquant’anni prima che i Portoghesi la navigassero, e cartografò il Mondo Vecchio e Nuovo qualche anno prima che si spalancassero quegli orizzonti che avrebbero cambiato irreversibilmente tutto il Mondo di allora.
Oltre alle solite indicazioni della Geografia Tolemaica, Fra Mauro rappresentò l’Europa, l’Africa con l’isola di Diab (forse il Madagascar), e l’ enorme Asia circondata da un’infinità di isole grandi e piccole. Le grandi terre emerse risultavano solcate dalle “Vie Terracquee” riassunte nei Portolani dei Navigatori Arabi, Ragusei, Genovesi e Veneziani e negli Itinerari dei Mercanti e dei Pellegrini Medioevali. Iniziarono a scomparire dai Mappamondi una dopo l‘altra le zone occupate solitamente da figure fantastiche, da disegno di Venti sbuffanti, dai nomi di Popoli, e da scritte simboliche come: “Hic sunt leones”, che mascheravano in realtà l’ignoranza circa quei luoghi e quelle genti . Era giunto anche il tempo di svelare i “Segreti della Natura”, perciò pure nell’isola di San Michele si viveva un’epoca di grandi entusiasmi e d’intraprendenze con le quali si cercava di colmare vuoti lasciati per secoli dalle antiche e classiche scienze e navigazioni.
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