Lettera indirizzata da Cristoforo ai Serenissimi Re Cattolici , nota come “Arte de navegar”.
La lettera è riportata nelle Historie di Don Fernando figlio di Cristoforo Colombo e scritta probabilmente a Cadice o Siviglia nel 1501.
A quella data l’ammiraglio si trovava in un momento difficile della sua vita e reduce dal rientro in Spagna in catene al termine del suo terzo viaggio.
I Re Cattolici avevano già iniziato a concedere autorizzazioni per navigare verso le Indie.
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I Re Cattolici: Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona
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Testo della lettera nota come “Arte de navegar”.
Cristianissimi ed eccellentissimi Principi: la ragione che adduco della restituzione del Santo Sepolcro alla Santa Chiesa militante è la seguente:
Eccellentissimi Re: in giovanissima età cominciai a navigare e continuo ancora oggi. Questa stessa arte induce chi la segue a desiderare di conoscere i segreti di codesto mondo. Sono già più di XL anni che io la pratico. Ho percorso tutte le rotte conosciute. Ho avuto rapporti e conversazioni con gente dotta, ecclesiastici e laici, latini e greci, ebrei e saraceni e con molti altri di altre razze. A questa mia inclinazione trovai Nostro signore assai propizio, sicché da Lui mi venne spirito d’intelligenza. Nella marineria mi fece provetto, in astrologia mi dotò di quanto bastava e così nella geometria e nell’aritmetica, e mi diede ingegno nell’anima e mani per disegnare la sfera, con le città, i fiumi, i monti, le isole e i porti, tutti al loro posto. In questo periodo io ho visto e mi sono proposto di vedere tutti i documenti di cosmografia, storia, cronache, filosofia e altre arti, alle quali Nostro Signore mi aprì l’intelletto per manifestarmi che era possibile navigare da qui alle Indie e mi diede la volontà per l’esecuzione di tale progetto. E con questo fuoco venni dalle Vostre Altezze. Tutti quelli che seppero della mia impresa, con risa la respinsero, burlandosene. Tutte le scienze su menzionate non mi giovarono, e neppure la loro autorità. Soltanto nelle Vostre Altezze trovai fede e costanza. Chi dubita che questa fiamma che era in me non venisse dallo Spirito Santo ? Egli, con raggi di meraviglioso splendore, venne in ausilio con la alta e chiara voce delle Sante e Sacre Scritture, con i loro quarantaquattro libri del Vecchio Testamento, i quattro Vangeli con le ventitré Epistole di quei beati Apostoli, che mi incitarono a proseguire senza cessare un momento, e mi incitano ancora con grande insistenza. Miracolo chiarissimo volle fare Nostro Signore con quest’impresa delle Indie per indurre me e altri a quest’altra impresa del Santo Sepolcro. Sette anni passai qui nella loro Reale Corte, discutendo il caso con tante persone di grande autorità e con esperti in tutte le arti, e alla fine conclusero che tutto era vano e con ciò desistettero dall’impresa. Solo più tardi si prestò attenzione a ciò che Gesù Cristo, Nostro Redentore, disse e prima aveva detto per bocca dei suoi Santi Profeti. Sicché mi inclino a pensare che si presterà attenzione anche a quest’altra impresa. A fondamento di ciò, se quanto detto non bastasse, porto il Sacro Vangelo, dove dice che tutto sarebbe passato, ma non la sua parola meravigliosa e che era necessario si compisse tutto quanto era stato scritto dai Profeti.
Ho detto che avrei indicato la ragione della restituzione del Santo Sepolcro alla Santa Chiesa. Ebbene, lasciando da parte tutto il mio navigare dall’età giovanissima e le conversazioni avute con molta gente di tante terre e di tante razze diverse, e lasciando pure da parte le tante arti e i tanti documenti di cui sopra ho detto, mi attengo solo alle Sacre Scritture e ad alcuni pareri profetici di santi, che per rivelazione divina hanno parlato in merito. Potrebbe accadere che le Vostre Altezze e tutti gli altri che mi conoscono, a cui fosse mostrata questa lettera mi accusassero in segreto o pubblicamente per varie ragioni: di non essere dotto nelle lettere, di essere un marinaio ignorante, di essere un uomo comune, ecc. E io rispondo con quello che disse San Matteo:
“Oh Signore, che volesti tener segrete tante cose ai sapienti e le rivelasti agli innocenti !”, e ancora San Matteo: “Mentre andava Nostro Signore a Gerusalemme, cantavano i ragazzi; ‘Osanna al figlio di David?. Gli scribi per tentarlo gli domandarono se sentiva cosa dicessero ed Egli rispose dicendo: ‘Non sapete voi che dalla bocca dei bambini e degli innocenti esce la verità?'”; o rispondo con gli Apostoli, che dissero cose tanto fondate, in special modo San Giovanni: “In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, ecc”, parole tanto nobili di persone che mai studiarono lettere.
Dico che lo Spirito Santo opera in cristiani, ebrei, saraceni e in gente di ogni setta, e non solo nei sapienti, ma anche negli ignoranti, e che ai miei tempi ho udito contadini parlare del cielo, delle stelle e del loro corso meglio di altri che avevano investito denaro in queste cose. E dico che non solo lo Spirito Santo rivela le cose future alle creature razionali, ma ce le indica per mezzo di segni del cielo, dell’aria e delle bestie quando gli aggrada, come avvenne con il bue che parlò a Roma al tempo di Giulio Cesare, e in molti altri modi che sarebbe prolisso dire e che sono assai noti a tutti.
La Sacra Scrittura afferma nel Vecchio Testamento, per bocca dei Profeti, e nel Nuovo per bocca del nostro Redentore Gesù Cristo, che questo mondo deve aver fine. Matteo, Marco e Luca hanno parlato dei segni di quando ciò dovrà avvenire e anche i Profeti ne hanno parlato abbondantemente. Sant’Agostino dice che la fine di questo mondo avrà luogo nel settimo millennio dalla sua creazione; i sacri teologi lo seguono, in special modo il cardinale Pietro di Ailiaco nel verbo xi e in altri luoghi, come dirò sotto. Dalla creazione del mondo o da Adamo sino all’avvento di Nostro Signore Gesù Cristo sono trascorsi cinquemilatrecentoquarantatrè anni e trecentodiciotto giorni, in base al calcolo del re don Alfonso, che si ritiene il più sicuro ( P. de A.e.a.e.e.t. et h.u. sul verbo x). Aggiungendovi millecinquecento e uno incompleto, sono in tutto seimilaottocentoquarantacinque non completi. Secondo questo calcolo, non mancano che centocinquantacinque anni al compimento dei settemila, quando, come ho detto su, secondo le menzionate autorità, dovrà finire il mondo. Il Nostro Redentore disse che prima della fine del mondo dovrà compiersi tutto quanto è stato scritto dai Profeti. I Profeti, scrivendo, parlavano in diversi modi, del futuro per il passato e del passato per il futuro e parimenti del presente; dissero pure molte cose per similitudine, alcune vicine alla verità e altre per per intero, alla lettera, certe in modo più chiaro, altre meno. Isaia è il più lodato da San Girolamo, da Sant’Agostino e dagli altri dottori e tutti lo approvano e ne hanno grande reverenza. Di Isaia dicono, che non solo è profeta, ma anche evangelista e che egli mette tutto il suo zelo nello scrivere del futuro e nel chiamare tutte le genti alla nostra santa fede cattolica.
Molti santi dottori e sacri teologi scrissero su tutte le profezie e sugli altri libri della Sacra Scrittura, e molto ci illuminarono su quanto ci era ignoto, benché su alcuni punti discordino. Vi sono infatti certe profezie di cui non fu nemmeno data spiegazione. Rinnovo la mia protesta contro l’accusa di essere presuntuoso e ignorante e mi appello a quanto dice San Matteo che afferma: “Oh, Signore, che hai voluto tenere segrete tante cose ai sapienti e le hai rivelate agli innocenti ! “, e con questo e con la prova che di ciò si è vista rispondo. Grandissima parte delle profezie e della Sacra Scrittura si è già compiuta: esse lo affermano e la Santa Chiesa, ad alta voce e senza sosta, lo proclama e non è necessaria altra testimonianza. Dirò soltanto di una, perché fa al caso mio e mi tranquillizza e mi rallegra tutte le volte che ci penso. Io sono un grandissimo peccatore, ma la pietà e la misericordia di Nostro Signore, ogni volta che le ho invocate, mi hanno ricoperto interamente. Consolazione dolcissima ho provato nel riporre tutta la mia anima nella contemplazione della loro meravigliosa presenza. Già dissi che per l’esecuzione dell’impresa delle Indie non mi giovarono nè ragione, nè matematica, nè mappamondi: si compì semplicemente ciò che aveva detto Isaia. E questo è quanto qui desidero scrivere affinché sia assunto alla memoria delle Vostre Altezze e perché si rallegrino dell’altro progetto che dirò loro di Gerusalemme, con le stesse autorità di cui, se c’è fede, ritengano per certissima la vittoria. Si ricordino le Vostre Altezze dei Vangeli e di tante promesse che il Nostro Redentore ci fece e come tutto è provato: San Pietro, quando si gettò in mare, vi camminò sopra in quanto la fede fu ferma. A chi avesse una fede grande come un chicco di granoturco, le montagne obbediranno; chi avesse fede, chieda, ché tutto gli sarà dato; bussate e vi sarà aperto. Nessuno deve temere di intraprendere qualsiasi impresa in nome del Nostro Salvatore, purché sia giusta e intesa al suo santo servizio. Egli soccorse Santa Caterina quando ebbe prova del suo animo. Si ricordino le Vostre Altezze che con poco denaro si assunsero l’impresa di questo regno di Granada. La decisione di ogni cosa la lasciò Nostro Signore all’arbitrio di ciascuno, benché molti li guidi. Egli non manca mai di dare a coloro che sono in grado di ricevere. Oh, che buon Signore, che desidera che la gente faccia ciò di cui lui si prenderà carico. Giorno e notte e in ogni momento le genti dovrebbero ringraziarlo devotamente.
Ho detto più sopra che molte delle profezie dovevano ancora compiersi e dico che vi sono grandi cose da fare nel mondo e che ne è segno il fatto che Nostro Signore ci sollecita in merito: da qualche tempo in qua, mi dice di predicare il Vangelo in molte terre. Il cardinale Pietro di Ailiaco scrive molto sulla fine della setta di Maometto e sull’avvento dell’Anticristo in un trattato intitolato ‘ De concordia Astronomie veritatis et narrationis historiae’. Qui egli cita molti astronomi che trattano delle dieci rivoluzioni di Saturno, soprattutto alla fine di detto libro, vale a dire negli ultimi nove capitoli. L’Abate Johachin Calabrés disse che sarebbe venuto dalla Spagna chi doveva riedificare la casa del monte Sion.
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Domenica 10 ottobre 2010.
XIX^ ed. Corteo Storico “I Chiostri del tempo di Colombo” organizzato dal Comitato Nazionale per Colombo su progetto di Bruno Aloi.
Porto antico/Palazzo San Giorgio.
Delli Compagni Fabio, Allievo di Macchina dell’Accademia Italiana Marina Mercantile, ha dato pubblica lettura di un sunto della famosa lettera del 1501, riportata nelle Historie di Don Fernando indirizzata da Cristoforo Colombo ai Serenissimi Re Cattolici e nota come “Arte de navegar”.
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