Italian Newspaper VNY La Voce di New York. “Nel nome di Colombo”. 3 gennaio 2017

 

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Nel nome di Colombo

Da Genova parte l’appello ad accogliere negli USA una di due opere di Renzo Piano dedicate all’esploratore

Articolo di Alessandra Moro

È il 12 ottobre di cinquecentoventicinque anni fa: tre caravelle guidate dal ligure Cristoforo Colombo approdano a San Salvador (oggi isola di Watling, Bahamas), nell’erronea convinzione di esser giunti nell’Asia di Marco Polo. Invece hanno toccato un nuovo continente, quello che verrà poi chiamato “America” dal nome di Amerigo Vespucci, successivo esploratore toscano, che intuisce come questo non sia territorio asiatico, bensì una “quarta parte della Terra”.

Colombo non è il primo (ormai è assodato che fu preceduto, nei secoli, certamente dai Vichinghi), ma quello che farà di questa scoperta un momento epocale per la storia europea e mondiale. Come si sa, il personaggio di Colombo oltreoceano è controverso, poiché legato al colonialismo e allo sterminio delle popolazioni native. Ma in patria il navigatore gode ancora di buona reputazione e la Liguria lo vede come un figlio di cui andare fieri.

Nel 1992 sono stati celebrati i cinquecento anni dalla traversata delle caravelle e, nell’ambito delle celebrazioni, l’architetto ligure Renzo Piano ha realizzato due strutture, per ricordare il legame tra America ed Europa, su commissione della società Columbus ‘92 (creata per realizzare attività per l’anniversario): una per Genova, l’altra per New York. La prima, installata in piazza De Ferrari nel 1988, è stata smantellata al raggiungimento del Columbus Day 1992 e, nel lasso di tempogenovesi e turisti hanno potuto seguire il countdown sui suoi nove display; la seconda non è mai arrivata oltre oceano. Delle due opere, poi, si è persa traccia.

 Una recente iniziativa, sulla scia di un’alta fortuita scoperta, ha riaperto, tuttavia, la possibilità di ritrovare sede e compimento al progetto di gemellaggio artistico. Giuseppe Varlese, imprenditore con svariati interessi culturali e presidente della pro loco I Caruggi di Genova, racconta di aver ritrovato le sculture nel vecchio magazzino di un “frecciamino” o raccoglitore di ferro usato, un edificio che risale all’epoca della repubblica marinara, allora adibito alla conservazione dei cereali. “Fui io a rilevare il magazzino con tutto il materiale residuo, opere comprese, per tutt’altro progetto, ovvero realizzare la Bryton, antica birra dei Liguri, la prima ad essere stata luppolata. Proprio da quel progetto ho raccolto i fondi per iniziare ad occuparmi delle due opere, in collaborazione con la pro loco I Caruggi. Le banche non mi hanno dato una mano, anzi, e la crisi ha toccato anche me. Ma la passione ha vinto su tutto”.

Da lì, è iniziata una paziente, complicata, costosa opera di recupero: “È come se, dimenticando il countdown, si volesse cancellare un periodo di cattiva gestione dei soldi pubblici”, spiega Varlese. Ad oggi una delle due creazioni è stata ripristinata ed è in fase di collaudo a Genova. “Abbiamo individuato alcune piazze significative dove collocarla, ma la scarsità di fondi ora a disposizione rende tutto molto difficile; per lo stesso motivo, anche il restauro della seconda scultura, quella che dovrebbe essere portata a New York,  procede a rilento. Mario Quaglia, allora project manager, riferisce che alcuni italo-americani avrebbero individuato e predisposto una piazzuola in Columbus circle”. 

E in tutto ciò, Piano che dice? “L’architetto – racconta Varlese – è stato preventivamente aggiornato della nostra attività e, in una recente intervista, ha sottolineato il valore di un ‘effimero manufatto che rappresenta la laboriosità dei Liguri’, esprimendo soddisfazione per il recupero in atto”. Varie sono le associazioni coinvolte, tra cui l’Associazione Liguri nel mondo, che ha rappresentato Genova e la Liguria allultimo Columbus day a New York, il Comitato Nazionale per Colombo, promotore di una folcloristica manifestazione  di costume, molto partecipata, e A Compagna, la più antica associazione culturale genovese, fondata il 21 gennaio 1923, che diventerà capofila; il responsabile, Maurizio Dacca, cita lo statuto: “Compagna è l’associazione dei genovesi amanti di Genova e della propria terra, orgogliosi delle antiche glorie, delle bellezze, delle tradizioni, della lingua e dei costumi della sua gente”.

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Dacca spiega poi che l’associazione non è nuova ai salvataggi culturali: “Proprio all’inizio della sua attività l’associazione fece ripristinare alcune cerimonie e ricorrenze storiche cadute in disuso ed è l’unica che ha l’onore di partecipare, congiuntamente al Comune di Genova, a celebrazioni ufficiali. Chiaro, dunque, che abbiamo nel cuore la figura del grande concittadino e riteniamo si debba creare nuova attenzione verso ‘il genio del mare’, come scrisse P. E. Taviani, perché è universalmente noto come Colombo sia il personaggio che ci rappresenta maggiormente, non solo come genovesi, ma anche come italiani. È l’uomo che ha posto le basi per l’età moderna e dobbiamo celebrarlo”.

Secondo A Compagna, è giunto il momento che Genova, e soprattutto i suoi attuali amministratori, riconoscano tale peculiarità ed abbiano l’orgoglio di dedicare la loro città al navigatore, adottando ufficialmente, con delibera del Consiglio comunale, la definizione “Genova – Città di Cristoforo Colombo”. “Un nome più completo – riprende Dacca – ed onorifico, radicato nella sua storia e valido per rilanciarne l’immagine in tutti mari del mondo e in tutti i Paesi che si affacciano su tutti i mari! Ecco allora che la bella iniziativa di Giuseppe Varlese, con il recupero del manufatto ideato da Renzo Piano, può essere la chiave di volta per il riconoscimento ufficiale ed è per questo che ci impegneremo affinché si inneschino adeguate sinergie tra il mondo della cultura ed il mondo socio/economico. D’altro canto A Compagna, alle celebrazioni del 12 ottobre alla casa di Colombo, ha sempre riscontrato grande affetto, attenzione ed amicizia da parte del Console Generale degli Stati Uniti d’America ed anche la presenza dei rappresentanti delle città gemellate con Genova sono uno stimolo perché questo progetto prenda il largo”.

Il Comitato Nazionale per Colombo (CNC) é presente in gran parte delle regioni italiane e, con il nome di International Committee for Christopher Columbus (ICCC), in varie nazioni, tra cui Panama, Islanda, Finlandia, Svizzera, Olanda, Grecia, Perù, Ecuador. Il presidente Bruno Aloi spiega: “Il comitato è stato promotore della richiesta di celebrare il 12 ottobre quale festa  nazionale  per motivi legati al ruolo che, storicamente, tale data ha assunto (la fine del Medioevo, l’inizio del Rinascimento,  l’incontro del Vecchio e del Nuovo Mondo) e al desiderio di serbare memoria della gente di mare che, come Colombo, Magellano, Cook, Diaz ed altri valenti navigatori, ha svelato nuovi volti del nostro pianeta”.

Alla petizione hanno aderito oltre seicento comuni, da Roma a Napoli, Milano, Torino, Bolzano, Venezia, Genova, Firenze, e oltre quattromila associazioni; burocraticamente, sono state presentate due proposte di legge a Camera e Senato, firmate da deputati di destra e sinistra, ed è stato organizzato un convegno sulla Costa Concordia nel porto di Savona, alla presenza di oltre cinquecento persone. Come esito, il governo ha decretato il 12 ottobre giornata nazionale non festiva, ma il comitato intende tornare alla carica per arrivare all’obiettivo prefissato e, nel frattempo, si occupa di convegni, arte (come la mostra  Artisti del Vecchio e del Nuovo Mondo), serate musicali con testi di autori su arie colombiane ed altre attività culturali.

14716118_702315676583461_5551736160659543345_n-300x300  Da 25 anni il comitato organizza a Genova il corteo storico I chiostri del tempo di Colombo  con la partecipazione di gruppi storici europei e gruppi folk latinoamericani, oltre a rappresentanze del mondo marinaro, come Accademia Italiana Marina Mercantile, Istituti Nautici di Genova, Camogli  e Savona, Guardia Costiera Ausiliaria, Guardie Pesca,  Associazioni d’Arma. “Da sempre – prosegue Aloi – abbiamo coinvolto le associazioni latinoamericane non tanto per la figura del navigatore, quanto per la scoperta o, meglio, l’incontro di due mondi e due civiltà che, nel bene e nel male, nel corso di questi secoli si sono intrecciate in flussi migratori; il corteo è un omaggio alle civiltà precolombiane ed al Nuovo Mondo, all’insegna della solidarietà e fratellanza fra i popoli”.

La manifestazione inizia con la lettura presso la cosiddetta casa di Colombo dell’atto notarile col quale venne assegnata casa bottega in vico dritto Ponticello a Domenico Colombo; “via via poi sono recitate scene brevi sulla vita di Cristoforo Colombo e della sua famiglia, lettura di testi scritti da Cristoforo stesso ai reali di Spagna, e poi danze di corte e d’epoca alternate a balli tradizionali dell’America latina e alla lettura di testi di fra’ Bartolomeo De Las Casas in difesa della popolazione indigena”.

 Il CNC aderisce all’iniziativa di Giuseppe Varlese perché, spiega ancora  Bruno Aloi “più che sulla figura del navigatore ligure, crediamo sia più incisivo insistere sulla data del 12 ottobre, a prescindere dalle ipotesi di precedenti scoperte che ci farebbero arrivare alle popolazioni siberiane che avranno senz’altro passato lo stretto di Bering. E per questo supportiamo l’installazione dei manufatti a Genova, New York e penserei anche ad un terzo da porre al faro a Colon, in Repubblica Dominicana, per dare un nesso logico di raccordo con l’isola di Hispaniola, scoperta durante il primo viaggio. Resta l’incognita dei costi, ma auspichiamo un interesse anche  da parte delle comunità italiane e delle autorità politiche dei tre stati”.

L’obiettivo attuale, dunque, è trovare nella comunità italo-americana l’alleata per concludere i lavori, come ribadisce Varlese: “Attraverso crowdfunding o analoghe iniziative, finalizzate a cementare l’amicizia tra i due popoli: nella pratica, i due schermi [le opere hanno uno schermo tv sulla sommità, ndr] potrebbero trasmettere la vita quotidiana di New York a Genova e quella di Genova a New York. Individuando, nel frattempo, un sito o un museo dove collocare l’opera destinata agli USA”.

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Informazioni su Bruno Aloi 952 Articoli
Bruno Aloi. Nato a Genova nel 1941, si diploma nel 1960 presso l'Istituto Tecnico Nautico San Giorgio di Genova. Nel 1966 consegue il titolo professionale di Capitano di Lungo Corso. Laureato in Lettere con la tesi "I Liguri nella Gallia meridionale". Molteplici sono i momenti che segnano il percorso di Bruno Aloi, da ufficiale di coperta agli incarichi in diverse specializzazioni formative (corsi di sopravvivenza, mezzi di salvataggio, antincendio di base ed avanzato, corso superiore radar, familiarizzazione navi chimiche, ) fino all'abilitazione a comandante Certificazione S.T.C.W. 1978/95 rilasciato il 28/1/2002. Particolarmente significativa è la sua attività in campo culturale, per un decennio soprintende alla promozione delle grotte di Borgio Verezzi come presidente del Gruppo Grotte Borgio Verezzi. Nell'ambito delle esplorazioni ipogee visita il Marocco, l'Algeria e la Siria su invito del Ministro del Turismo Siriano. Socio onorario dello Speleo Club de l'Aude et de l'Ariège (Francia). In qualità di Presidente dell'Associazione per il Recupero del Genovesato, Bruno Aloi promuove nel 1986 la riapertura dei forti genovesi Sperone e Begato, con eventi di spettacolo, mentre partecipa all'iniziativa "Artisti per il Centro Storico" (1990). Premio Regionale Ligure 1987. Premio "Gente di Mare" 2002. Viareggio. Socio onorario della Società Nazionale di Salvamento. Tra le altre cariche assunte, lo ricordiamo presidente di Al Sham, associazione per le relazioni tra Italia e Siria contibuendo al gemellaggio della città di Genova con la città di Latakia (l'antica Laodicea). Giornalista pubblicista dal 14/6/1989 iscritto all'Ordine Nazionale dei Giornalisti Roma Tessera N. 170551.. Presidente del Comitato Nazionale per Colombo.

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