Bruno Ferrero. Nessun riferimento di Cristoforo Colombo con Cuccaro. Aechivio Dalla Valle.

Rivista di Storia,arte ,archeologia per le Province di Alessandria e Asti, Annata CXVI.2 (Anno 2007)

Da ricerche effettuate dallo storico Bruno Ferrero di Casale, in Rivista di Storia, arte, archeologia per le Province di Alessandria e Asti, Annata CXVI.2 (Anno 2007), edita ad Alessandria dalla Società di storia, arte e archeologia-Accademia degli Immobili- 2007, si é trovato l’albero genealogico della famiglia dei Colombi di Cuccaro dove si evince senza alcuna ombra di dubbio che il Domenico Colombo citato non ebbe figli ma adottò un nipote, Luchino che non ebbe figli maschi ma una figlia Pantasilea.
Tutto documentato in materiale trovato nell’Archivio Notarile del Monferrato e dall’Archivio Dalla Valle. In questo ultimo sono stati individuati i documenti riguardanti la famiglia Bignone, e frammiste a questi, le carte del ramo di Domenico Colombo confluiti in casa Dalla Valle in seguito al matrimonio di Pantasilea Bignone (nipote di Pantasilea Colombo a sua volta nipote di … Domenico Colombo) con Rolando Dalla Valle. Purtroppo é difficile adeguarsi ad una dura realtà ma “contra documentum non habet argumentum”…

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Proseguendo per ordine. Cristoforo Colombo istituisce il maggiorasco cioè a discendenza familiare  esclusivamente maschile.

Il 22 febbraio 1498 Cristoforo Colombo  dettò e firmò un documento , il famoso “maggiorasco” ( la discendenza della famiglia in via esclusivamente maschile) , con il quale nominava il suo primogenito Diego suo erede. Per la successione a Diego l’altro figlio Ferdinando seguito dai propri fratelli Bartolomeo e Diego, zi di Diego e Fernando.  Precisava altresì che il maggiorasco dovesse essere ereditato soltanto da un Colombo maschio, e in mancanza di adiscendenza diretta anche collaterale. con esclusione delle femmine (Dei benefizii, delle prebende, e di uffici altri siffatti non si avvantaggino le femine). Solo nel 1501 tale documento viene riconosciuto dai sovrani.

Una clausola del maggiorasco prevedeva la ricerca di eventuali parenti, che andavano però soltanto aiutati con rendite cospicue, ove non si fossero dimostrati in grado di vivere in modo adeguato al rango di un Colombo.

Prima di partire per il suo quarto e ultimo viaggio nel Nuovo Mondo, Colombo  nel 1502  confermava il maggiorasco in linea maschile e lo ratificava    con un codicillo   il giorno precedente la sua morte avvenuta il 19 maggio 1506.

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Morto nel 1578  Diego Colòn l’ultimo discendente maschio di Cristoforo Colombo,  tra i pretendenti all’a successione al maggiorasco  si presentò alla fine del 1582 al Tribunale delle Indie di Madrid  Baldassarre II Colombo di Cuccaro.   Baldassarre presentò una ventina di atti riguardanti i Colombo di Cuccaro compresi tra il 1341 ed il 1563 tutti approvati dal vescovo di Casale o dal suo cancelliere.  E un albero genealogico falso nel quale risultava  l’Ammiraglio don Cristofaro ed i suoi fratelli  come figli di Domenico e nipoti di Lancia  Colombo di Cuccaro.    Il 14 luglio 1583 il Consiglio delle Indie accolse la domanda di Baldassarre II Colombo inserendolo tra tutti pretendenti.  Nel 1586 il Tribunale aggiudicò l’eredità colombiana a donna Maria Colòn de Cardona, marchesa di Guadaleste. Contro la sentenza i pretendenti fecero appello e nel 1605 il Tribunale annullò  la sentenza di primo grado aggiudicando in seconda istanza l’eredità a don Nuno Colòn del Portogallo. Al Baldassarre non venne riconosciuto nulla. A questo punto Baldassarre rinunciò a continuare le pretese ereditarie facendo appello per ottenere almeno una parte delle rendite e così nel 1608 il Tribunale gli riconobbe  duemila ducati sulle rendite.

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Lo storico  Bruno Ferrero  consultando diversi documenti custoditi presso  l’Archivio Storico del Comune di Casale, tra questi il Fondo Dalla Valle, ha trovato documenti che attestano che il Domenico Colombo di Cuccaro non era il padre di Cristoforo e che non ebbe  figli maschi.

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Vita di Baldassarre II Colombo di Cuccaro

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Informazioni su Bruno Aloi 944 Articoli
Bruno Aloi. Nato a Genova nel 1941, si diploma nel 1960 presso l'Istituto Tecnico Nautico San Giorgio di Genova. Nel 1966 consegue il titolo professionale di Capitano di Lungo Corso. Laureato in Lettere con la tesi "I Liguri nella Gallia meridionale". Molteplici sono i momenti che segnano il percorso di Bruno Aloi, da ufficiale di coperta agli incarichi in diverse specializzazioni formative (corsi di sopravvivenza, mezzi di salvataggio, antincendio di base ed avanzato, corso superiore radar, familiarizzazione navi chimiche, ) fino all'abilitazione a comandante Certificazione S.T.C.W. 1978/95 rilasciato il 28/1/2002. Particolarmente significativa è la sua attività in campo culturale, per un decennio soprintende alla promozione delle grotte di Borgio Verezzi come presidente del Gruppo Grotte Borgio Verezzi. Nell'ambito delle esplorazioni ipogee visita il Marocco, l'Algeria e la Siria su invito del Ministro del Turismo Siriano. Socio onorario dello Speleo Club de l'Aude et de l'Ariège (Francia). In qualità di Presidente dell'Associazione per il Recupero del Genovesato, Bruno Aloi promuove nel 1986 la riapertura dei forti genovesi Sperone e Begato, con eventi di spettacolo, mentre partecipa all'iniziativa "Artisti per il Centro Storico" (1990). Premio Regionale Ligure 1987. Premio "Gente di Mare" 2002. Viareggio. Socio onorario della Società Nazionale di Salvamento. Tra le altre cariche assunte, lo ricordiamo presidente di Al Sham, associazione per le relazioni tra Italia e Siria contibuendo al gemellaggio della città di Genova con la città di Latakia (l'antica Laodicea). Giornalista pubblicista dal 14/6/1989 iscritto all'Ordine Nazionale dei Giornalisti Roma Tessera N. 170551.. Presidente del Comitato Nazionale per Colombo.

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