Tapulli alla genovese…
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Cromolitografia or. Bertarelli. 1900.
Monumento al Duca di Galliera e collina di S. Rocco. Si vede ancora la colossale statua di Giove detta dai genovesi “il Gigante”, opera di Marcello Sparzo, demolita nel 1939.
Hanno smantellato negli anni ’80 la statua di De Ferrari per lavori alla Metropolitana. Dovevano ricollocare la statua dove si trovava ed invece il Comune ha pensato di sistemarla sulla rotonda di via Corsica. Vista però l’opposizione dei residenti la statua è stata collocata nella parte antistante la rotonda con gravi disagi per la circolazione delle auto.
Peraltro ai tempi del fascismo sulla rotonda , allora piazzale San Francesco d’Assisi, venne collocata la statua di Costanzo Ciano senza obiezioni dei residenti …
Il monumento venne inaugurato il 20 novembre 1941 alla presenza delle maggiori autorità fasciste per rendere omaggio all’autore della celebre “Beffa di Buccari” e con esso a tutti i combattenti del mare.
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Certo Luigi Raffaele De Ferrari duca di Galliera, Principe di Lucedio (Genova 1803-Genova 1876) ha tirato fuori parecchi soldi per ampliare il porto di Genova, ma sarà bene ricordare storicamente qualcosa …
Il 17 novembre 1828 mentre si trovava nel palazzo che aveva acquistato due anni prima da Livia Orietta Doria Serra, in piazza San Domenico (in pratica dove oggi è situata piazza De Ferrari), causò la morte del domestico Francesco Morgavi, ucciso secondo lui “involontariamente” con un colpo di pistola partito “accidentalmente” durante un’operazione di manutenzione dell’arma.
Cito dall’Enciclopedia Treccani: “questo fatto sollevò contro di lui un’ondata di maldicenze ed ostilità tra la popolazione genovese. Ne seguì un processo concluso con una mitissima condanna a tre mesi di arresti domiciliari; ma l’episodio offuscò i rapporti tra il De Ferrari Galliera e la sua città, accelerando la sua decisione di trasferirsi in Francia dove lo chiamavano gli affari e le ambizioni. Partì per Parigi nell’autunno del 1829, pochi mesi dopo la morte della figlia Livia nata il 13 novembre del 1828.” Si vociferava che l’incidente fosse stato premeditato e che la figlia fosse stata figlia del domestico.
A Parigi strinse stretta amicizia con Luigi Filippo e la sua corte, amicizia che durò anche in seguito, come prova il fatto che nel gennaio 1850, dall’esilio londinese, Luigi Filippo e la moglie Maria Amelia vollero essere padrino e madrina, per procura, del terzogenito del De Ferrari cui venne dato il nome dell’ex re, Filippo. Figlio che il 5 ottobre 1876 rinunciò ai titoli e all’eredità paterni e assunse il nome La Renaudière-Ferrari.
Il Duca di Galliera rimasto senza eredi si dette alla filantropia.
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Attivo particolarmente, oltre che nell’ambito creditizio, anche nel settore dell’allora nascente sistema ferroviario europeo (di cui fu finanziatore), ricoprì importanti cariche nei consigli di amministrazione di varie società.
Già straricco di famiglia, fece ulteriore fortuna nel settore dell’allora nascente sistema ferroviario europeo diventando :
–Presidente della Società della strada ferrata da Genova al Piemonte (1836-1845)
-Fondatore della Società ferroviaria Parigi-Orléans (1838) (Francia)
-Consigliere di amministrazione della Compagnie du Nord (società ferroviaria francese) (21 luglio 1845-1867)
-Membro del Consiglio d’amministrazione della Compagnia ferroviaria Parigi-Strasburgo (Francia) (1845-1850)
-Membro del Consiglio d’amministrazione della Compagnia ferroviaria Parigi-Lione (1846-1852)
-Membro del Consiglio di sorveglianza della Caisse centrale du commerce e des chemins de fer (Francia) (1846)
-Cofondatore della Compagnie du Midi (società ferroviaria francese) (1852)
-Membro del Consiglio d’amministrazione della Compagnie du Midi (società ferroviaria francese) (1860-1866)
-Cofondatore della Società per la ferrovia Lione-Ginevra [post 1852]
-Membro del Consiglio d’amministrazione della Compagnia ferroviaria di Mulhouse (1857)
-Membro del Consiglio d’amministrazione della Compagnia ferroviaria Parigi-Lione-Mediterraneo, sezione nord (1858-1867)
-Membro del Consiglio d’amministrazione della Compagnie de l’Est (1860-1867)
-Membro del Consiglio d’amministrazione della società Imperiale Regia Compagnia austriaca delle ferrovie di Stato (1864-1867)
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Tornò a Genova ultrasettantenne nel 1875, un anno prima di morire, facendo ricche donazioni alla sua città, come Palazzo Rosso con tutte le sue opere d’arte, fondando un’Opera pia per la costruzione di case operaie in via Venezia e al Lagaccio etc, , e contribuendo con 20 milioni all’ampliamento del porto e alla costruzione della diga foranea..
Voce di popolo, per farsi perdonare l’omicidio “involontario”.
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Ma, a parte le sue pendenze con la giustizia, mi pare giusto che Cristoforo Colombo uomo di mare guardi i binari della ferrovia, come diceva umoristicamente Giuseppe Marzari “O monumento de Colombo o l’é à Prinçipe, davanti a-a staçion, comme se à scrovî l’America o ghe fïse anæto con un accelerou“, e il Duca De Ferrari Galliera, miliardario grazie alle Ferrovie francesi e italiane si guardi il mare…
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CRONACA
L’idea in una lettera di Bruno Aloi
La statua di Colombo affacciata sul mare, il progetto per omaggiare il navigatore genovese
di Andrea Popolano
sabato 16 settembre 2017
GENOVA – Spostare la statua di Cristoforo Colombo da piazza Acquaverde alla rotonda sul mare di via Corsica a Carignano. In modo che croceristi, pescatori e diportisti possano, mentre entrano tra i moli del porto di Genova, ammirare il simbolo che rappresenta il più famoso dei navigatori della storia.
L’idea risale al lontano 2001. Sedici anni fa. A proporla all’allora sindaco Pericu fu Bruno Aloi, presidente del Comitato Nazionale Cristoforo Colombo. Un’altra battaglia, come le altre già da noi di Primocanale sostenute, per riportare al centro dell’attenzione la figura del navigatore genovese.
E’ proprio Aloi nei giorni ha mandato una lettera al sindaco Bucci per rilanciare il progetto: “L’idea è nata nel 2001 con un’audizione in Comune – dice Aloi -. All’epoca tutti avevano dato la loro disponibilità. Addirittura alcune associazioni come A Compagna erano già pronte per la raccolta fondi, poi non se ne fece più nulla. La mia idea è semplice – prosegue Aloi – la statua andrebbe spostata nella rotonda di via Corsica, in questo modo sarebbe visibile a tutte le navi che entrano in porto. Ma non solo, alla base bisognerebbe anche incidere i nomi di tutti i grandi navigatori liguri: Antonio da Noli, Nicoloso da Recco, Pancaldo di Savona, Lanzarotto Malocello di Varazze e i fratelli Vivaldi di Genova. Così avrebbe tutto un altro significato”. “In piazza Acquaverde non ha molto senso, qui c’è la ferrovia. Addirittura prima è stata messa la ferrovia e poi la statua. Ma se spostata sul mare avrebbe un effetto mondiale. Tutte le navi che arrivano in città potrebbero ammirare la statua del grande navigatore genovese”. Ma non solo statue, Aloi parla anche del tradizionale corteo che la sua associazione ripropone per le vie cittadine: “Noi la domenica prima del 12 ottobre facciamo il corteo storico dove si alternano momenti di spettacolo e teatro che ripercorrono la vita di Colombo. La sfilata è distinta in due momenti diversi, una che rappresenta il nuovo mondo, con le comunità latinoamericane, e l’altro è il vecchio mondo, con la presenza delle associazioni. E poi quest’anno porteremo tre navi d’epoca che serviranno per simulare lo sbarco compiuto oltre cinque secoli fa da Colombo” dice Aloi.
“Rilancio la proposta perché il sindaco Bucci ha detto che gli piace l’idea, bisogna vedere cosa dice la sovrintendenza. Sedici anni fa ci rispose che non c’erano i mezzi, ma oggi le cose potrebbero essere cambiate”. Infine Aloi spende un commento sulle proteste divampate negli Stati Uniti contro le statue di Colombo, accusato di non essere lo scopritore ma bensì l’invasore dell’America. “Quelli che hanno imbrattato e distrutto le statue sono una minoranza, quella non è la volontà di tutti. E poi bisogna ricordare che Colombo è arrivato in centro america, non negli Stati Uniti, loro dovrebbero prendersela con i vari ‘Pecos Bill o Tex Willer’” chiude scherzosamente Aloi.
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Da notare la delibera presa dalla Giunta Comunale il 1° marzo 1951, n. 508, che prevedeva il trasferimento sulla Rotonda di via Corsica del monumento a Cristoforo Colombo e l’insediamento nella zona fiancheggiante e sottostante la Rotonda del Civico Istituto Colombiano, e che sotto si può leggere:
Delibera che se attuata avrebbe creato un polo culturale e scenografico di ampio respiro. Aggiungendo sotto Antonio da Noli, Nicoloso da Recco, Leon Pancaldo di Savona, Lanzarotto Malocello di Varazze come tributo ai navigatori liguri.
Un monumento posto sul mare con le navi in entrata ed in uscita a porgere un saluto ai navigatori . Un monumento di cui avrebbero parlato nel mondo. E senza nulla togliere alla munificenza del super miliardario Duca di Galliera.
La statua del Duca di Galliera è stata ricollocata il 1° marzo 2018 in fondo di via Corsica in piazzale San Francesco d’Assisi, come spartitraffico tra via Gavotti e via Fiodor, prima della rotonda.
E il sindaco Bucci che a Primo Canale si diceva entusiasta dell’idea di spostare la statua di Cristoforo Colombo sulla rotonda di via Corsica , ha splendidamente cambiato opinione con questo discorso :
„«Il Duca è stato non solo un benefattore per la città, ma una persona capace di una visione – ha detto il Marco Bucci – è stato lui a darci la grande Diga, un’infrastruttura che ci è servita per gestire il Porto negli ultimi cento anni e ci serve ancora. Aver collocato il monumento qui è anche un segnale per tutti quelli che dal mare vedono la Diga. Il Duca, che era ingegnere, intervenne personalmente nei lavori oltre che finanziariamente, come tutti sappiamo, con la generosissima donazione. Ha avuto lungimiranza, generosità e leadership».“
Apparentemente un bel discorso, solo che il Sindaco Bucci si spreca in elogi dicendo che il Duca intervenne personalmente nei lavori della Diga. Dovremmo ricordargli che il Duca tornò a Genova undici mesi prima di morire nel 1876 (la popolazione non aveva dimenticato la morte “accidentale” del domestico Luigi Morgavi), mentre i lavori per costruire il Molo iniziarono nel 1877 come dalla Relazione sui lavori di ampliamento del porto di Genova presentata per l’esposizione nazionale di Palermo del 1891 : “Un nuovo piano di ampliamento del porto fu finalmente attuato a partire dal 1877 grazie ad un finanziamento di venti milioni di lire da parte di Luigi Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera”.
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