Cristoforo Colombo e l’Università di Pavia.

Nella Biblioteca Universitaria di Pavia conservate parte delle ceneri del grande navigatore.

Università di Pavia.

Come è nata la leggenda di Cristoforo Colombo studente all’Università di Pavia.

Fernando Colombo nelle ”  Historie della vita e dei fatti di Cristoforo Colombo” attesta che suo padre studiò a Pavia.  “… Dico adunque che nella sua piccola età imparò lettere, e studiò in Pavia tanto che gli bastava per intendere i cosmografi, alla cui lezione fu molto affezionato,…”.

Lo stesso afferma Bartolomé de Las Casas nella sua opera “Historia de las Indias”,  tratta dal manoscritto originale di don Fernando Colombo che il padre domenicano ebbe modo di consultare e trascrivere.

Affermazione ritenuta da Dario Guglielmo Martini ; “assurda dato che Cristoforo Colombo non ebbe nè poteva avere un’infanzia e una adolescenza molto ricche e felici.”

Altri come l’abate Angelo Sanguineti, il Davenzac, Caddeo,  lo Scortecci hanno avanzato l’ipotesi di un errore di trascrizione.  Un amanuense avrebbe copiato “in Pavia” per “in patria”.

Un’altra spiegazione la fornisce Cornelio De Simoni, sostenendo che “Pavia” si riferirebbe ad un vicolo omonimo, detto anche di San Giacomo delle Fucine, dove l’Arte della Lana teneva una scuola per istruire i figli di chi faceva parte della Corporazione. Opinione che Paolo Emilio Taviani ritiene più accettabile , sostenendo che  “l’equivoco  deriverebbe dal vicolo Pavia, nella città di Genova. Vicolo dove , a metà del secolo XV°, erano insediate la corporazione dei lanaioli e la relativa scuola. Non è affatto improbabile che in una di queste scuole il giovane Cristoforo abbia appreso i primi rudimenti della cultura”.

E ancora un’altra ipotesi venne formulata da Emilio Pandiani che proponeva identificare  nel nome “Pavia” una località sita nella zona di Marassi, nella vallata del Bisagno, conosciuta come Paverano, dove aveva sede il monastero di San Giovanni Battista con scuole  e dove, secondo lui “Colombo imparò la sua bella calligrafia e potè apprendere i principi di geometria e cosmografia che in Genova eran di prima necessità”.  A sostegno della sua ipotesi citava il cronista francese Jean d’Auton, al seguito di Luigi XII re di Francia a Genova nel 1507 , che parla di “un lieu nommé Pavie, près d’un collège de nonnais…”

Aldo Agosto nella sua relazione “In quale Pavia studiò Colombo”, inserita nel volume Columbeis II, dell’Università di Genova, Facoltà di Lettere,  edita nel 1987 , riprende quanto sostenuto dal Pandiani. Rimarca  i legami di Domenico Colombo, padre di Cristoforo,  con la famiglia Fieschi, alcuni membri della quale erano commendatari  del Monastero di San Giovanni Battista in Paverano. Legami che avrebbero potuto  favorire Domenico Colombo nell’inviare a studiare presso i monaci sia Cristoforo che Bartolomeo.

Più probabile che il figlio Ferdinando volesse nobilitare le origini del padre.

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Nel 1273  Genova sottoscrisse con Asti e Pavia una lega difensiva appoggiata da Guglielmo di Monferrato. Grazie a questi rapporti politici si svilupparono rapporti commerciali . A Genova cominciarono così ad insediarsi mercanti di panni lombardi, in gran parte pavesi. Da quell’epoca e nei successivi secoli, molti genovesi frequentarono l’università di Pavia per conseguire lauree in medicina e giurisprudenza.

All’anno 825 risale l’ordinanza dell’imperatore Lotario I che costituì a Pavia la scuola di retorica per i funzionari del regno.  La scuola venne poi elevata al grado di Università grazie a GaleazzoII Visconti. Questi nel 1361  in qualità di vicario imperiale, ottenne dall’imperatore Carlo IV di Lussemburgo il decreto di fondazione. Vennero create due Università distinte:  dei giuristi (Diritto Civile e Canonico) e degli artisti (Medicina, Filosofia e Arti Liberali). Le due Università vennero poi unite in un solo edificio da Lodovico Sforza nel 1496.

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Università di Pavia

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In base al trattato di Basilea (22 luglio 1795)  la Spagna cedeva alla Francia la parte orientale di Haiti.

Il 20 dicembre 1795  venne aperta la cripta della cattedrale di Santo Domingo  e presi quelli che si ritenevano i resti di Cristoforo Colombo.

Resti rinvenuti due anni prima e senza alcuna scritta che li identificasse e traslati all’Havana(Cuba).

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Mons. Rocco Cocchia (Cesinale/Avellino 1830-Chieti 1900).

Nel 1873 monsignor Rocco Cocchia, vescovo di Oropa e delegato apostolico a Santo Domingo, nel corso di lavori di restauro nella Cattedrale , rinvenne una cassetta di piombo recante alcune iscrizioni che la indicavano come contenente i resti di Cristoforo Colombo.

Se ne dedusse che  i resti trasferiti a Cuba dovevano appartenere a Diego, figlio dell’Ammiraglio del Mar Oceano, a causa di uno scambio involontario.  La Spagna non ha mai accettato questa conclusione.

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Presunte ossa esumate il 20 12 1795 nella cattedrale di Santo Domingo

Monsignor Cocchia regalò un  po’ delle ceneri che erano rimaste sul fondo dell’urna.

Una parte  al cav. Luigi Cambiaso, console d’Italia in Santo Domingo che le regalò il 25 luglio 1878 a Genova.

Una parte al Venezuela, come prima terra del continente americano toccata da Cristoforo Colombo durante il suo terzo viaggio alle Indie.

E infine una terza parte all’Università di  Pavia, dove si credeva avesse studiato.

Il vice bibliotecario dell’Università di Pavia, dottor Carlo dell’Acqua, appena saputo della scoperta dei resti di Cristoforo Colombo, scrisse il 22 novembre 1877 a  mons. Cocchia : “… Questa città che ebbe l’onore di accoglierlo come studente nella propria  Università, partecipa vivamente a così fausto avvenimento. Se V. E., custode del prezioso deposito, potesse, coll’assenso di chi spetta, mandarmi una reliquia di quel grande uomo, io mi chiamerei ben fortunato di poterla offrire all’università alla quale mi trovo addetto…”

La richiesta fu prontamente esaudita da mons. Cocchia.

Il 5 agosto 1880 nella biblioteca universitaria,  Mons. Bernardino di Milia, segretario del Cocchia. consegnò  la piccola porzione di  ceneri.

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La teca piramidale contenente piccoli frammenti ossei è oggi conservata nella cassaforte della Biblioteca  dell’ Università di Pavia.

Sui quattro lati della base si può leggere: ” Ceneri di Cristoforo Colombo – Donate all’Università di Pavia dall’Arcivescovo Cocchia, Vicario Apostolico di San Domingo, 25 marzo 1880 – Presentate dal P. Bernardino di Milia, 5 agosto 1880 – Reliquias heic Christphori  admirare Columbi: Ignotum mundum cui reperisse datum. “

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Piccola urna con parte dei resti di Cristoforo Colombo  

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Il dono della reliquia storica portò all’idea di erigere un monumento, sia pur modesto, all’interno della stessa Università.  Ne fu autore lo scultore milanese Alessandro Martegnani che nello scolpire il busto, si attenne al ritratto di Antonio del Rincon.

Il monumento venne inaugurato il 4 giugno 1882. Posto nel cortile del Miliario Romano, portico meridionale, dell’Università  di Pavia, con la scritta ” A Colombo  – IV giugno MDCCCLXXXII “.

Sopra il basamento di granito rosa di Baveno sono sistemati simboli nautici opera dello scultore Luigi Salvadè. Un’ancora, bussola, remi, vele, sartie, fiocine, un mappamondo e un canocchiale, e sui lati due delfini a testa in giù. E più sopra una conchiglia con il busto del Martegnani in puro marmo apuano.

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Busto di Cristoforo Colombo opera dello scultore Alessandro Martegnani di Milano.

E così, sulla base di una convinzione errata, a Pavia si trovano dal 1880 piccoli frammenti ossei del grande navigatore. In attesa che esami sui resti ossei presenti in Spagna e Dominicana svelino l’esattezza di dove si trovino quelli  veri.

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Il 9 maggio 2018 il Prof. Fabio Rugge ha accolto in rettorato Elizabeth Lee Martinez. Console Generale degli Stati Uniti a Milano,  in visita all’Università di Pavia.  Per l’occasione è stata mostrata all’ospite   la teca contenente  una piccola parte delle ceneri di Cristoforo Colombo.

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Informazioni su Bruno Aloi 944 Articoli
Bruno Aloi. Nato a Genova nel 1941, si diploma nel 1960 presso l'Istituto Tecnico Nautico San Giorgio di Genova. Nel 1966 consegue il titolo professionale di Capitano di Lungo Corso. Laureato in Lettere con la tesi "I Liguri nella Gallia meridionale". Molteplici sono i momenti che segnano il percorso di Bruno Aloi, da ufficiale di coperta agli incarichi in diverse specializzazioni formative (corsi di sopravvivenza, mezzi di salvataggio, antincendio di base ed avanzato, corso superiore radar, familiarizzazione navi chimiche, ) fino all'abilitazione a comandante Certificazione S.T.C.W. 1978/95 rilasciato il 28/1/2002. Particolarmente significativa è la sua attività in campo culturale, per un decennio soprintende alla promozione delle grotte di Borgio Verezzi come presidente del Gruppo Grotte Borgio Verezzi. Nell'ambito delle esplorazioni ipogee visita il Marocco, l'Algeria e la Siria su invito del Ministro del Turismo Siriano. Socio onorario dello Speleo Club de l'Aude et de l'Ariège (Francia). In qualità di Presidente dell'Associazione per il Recupero del Genovesato, Bruno Aloi promuove nel 1986 la riapertura dei forti genovesi Sperone e Begato, con eventi di spettacolo, mentre partecipa all'iniziativa "Artisti per il Centro Storico" (1990). Premio Regionale Ligure 1987. Premio "Gente di Mare" 2002. Viareggio. Socio onorario della Società Nazionale di Salvamento. Tra le altre cariche assunte, lo ricordiamo presidente di Al Sham, associazione per le relazioni tra Italia e Siria contibuendo al gemellaggio della città di Genova con la città di Latakia (l'antica Laodicea). Giornalista pubblicista dal 14/6/1989 iscritto all'Ordine Nazionale dei Giornalisti Roma Tessera N. 170551.. Presidente del Comitato Nazionale per Colombo.

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