Martín Alonzo Pinzón nacque a Palos de la Frontera, Huelva, si presume nel 1441, da una ricca famiglia spagnola di marinai e piccoli armatori.
La casa dei Pinzón si trovava sulla vecchia strada reale del Monastero di S. Maria de La Rábida, attualmente “Casa Museo di Martín Alonzo Pinzón”.
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Nel 1492 salpò da Palos, per il primo viaggio di Cristoforo Colombo alle Indie, come comandante della Pinta, con lui era imbarcato come suo secondo il fratello Francisco Martín Pinzón . L’altro fratello Vicente Yáñez Pinzón era capitano della Niña.
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Ma è utile riepilogare il suo incontro con Cristoforo Colombo e il suo convincimento a partecipare all’impresa.
Mercoledì 23 maggio 1492 nella chiesa di San Giorgio a Palos veniva data lettura della Regia Ordinanza della Carta dei Re Cattolici.
Il momento della lettura dell’Ordinanza nel quadro di Antonio Cabral Bejarano.
L’Ordinanza imponeva agli abitanti di Palos di fornire a Colombo due navi “preparate e messe a punto”, cioè armate ed equipaggiate. Si specificava inoltre che il comandante doveva andare a loro servizio in “ciertas partes de la mar Oceana”.
Veniva così scontata la condanna inflitta dal Consiglio reale per alcuni reati , come il contrabbando e altro, commessi dalla marineria locale. Assistevano al momento solenne Cristoforo Colombo, padre Juan Pérez, i due alcaldi maggiori, i tre reggenti e gli abitanti di Palos soprattutto marinai. Al termine della lettura dell’ordinanza regia gli alcaldi ed i reggenti giurarono di obbedire e di ottemperare a quanto loro comandato.
Da notare che l’Ordinanza Reale imponeva agli abitanti di Palos come scadenza il 2 giugno, ma sino a quella data nessun marinaio si era ancora presentato. I marinai di Palos non avevano fiducia nel progetto di Colombo, personaggio che oltretutto era in gran parte a loro sconosciuto. Ritenevano il progetto azzardato e rischioso e incerto il profitto nel partecipare all’impresa. Inoltre non ritenevano seguire Colombo se non ci fosse stato un marinaio rispettato e conosciuto da loro.
Salverà la situazione padre Antonio Marchena che presenterà a Cristoforo Colombo uno dei migliori uomini di mare di Palos, il capitano Martín Alonso Pinzón che proprio in quel periodo stava tornando dall’Italia dove aveva portato un carico di barili di sardine. Anche un marinaio di Palos molto stimato nell’ambiente marittimo, Pero Vàzquez de la Frontera, convinse Pinzón a partecipare al viaggio.
Martín Alonso andò a Huelva, a Moguer e Palos a convincere parenti e amici marinai ad arruolarsi. A questi si unirono i Quintero di Palos e i Niño di Moguer. Un lavoro eccellente che permise di armare la Pinta e la Niña con equipaggi di provato mestiere.
Cristoforo Colombo era talmente contento che come testimonia Alonso Gallego nel 1515 a Palos nelle “probanzas” all’ Archivio Generale delle Indie, lo sentì dire : “Señor Martín Alonso Pinçón, vamos un este viage que, si salimos con élos Dios nos descubre tierras, yo os prometo por la Corona Real de partir con vos como un hermano”.
I rapporti tra i due inizialmente erano eccellenti.
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Il 3 agosto 1492 la Nina, la Pinta e la Santa Maria salparono da Palos. Iniziava il viaggio di scoperta.
Il 6 agosto un’ondata fece saltare le forcine del timone della Pinta. Pinzón rimediò con alcune funi ma la forza del mare le ruppe , così la Pinta venne lasciata alla Gran Canaria e venne dato a Pinzón il compito di trovare un altro naviglio. Le ricerche di sostituire la Pinta con un’altra nave furono vane, si decise allora di cambiare il timone a Las Palmas. Fatto rifornimento di viveri e fusti d’acqua a la Gomera il viaggio riprese il 6 settembre.
Durante la traversata Colombo non fu in grado di tenere la disciplina tra l’equipaggio stanco e sfiduciato della Santa María. Intervenne Martín Alonso con il suo carisma di comando e riuscì a risolvere la situazione. Abbiamo la testimonianza nei “pleitos colombinos” ( cause colombiane ) da parte di Hernán Pérez Mateos, ex pilota di Palos, 80 anni, data a Santo Domingo il 26 gennaio 1536. “… Comò no descubrían tierra, los que venían con el dicho Colón se querían amotinar y alzar contra el, che dire que iban perdidos, y entonces el dicho Colón había dicho à Martín Alonso lo que pasaba con aquella gente, y que qué le parescía che ha avuto un errore; e il mio Martín Alonso Pinzón le había respondido; «Señor; ahorque vuesa ha mercedato un media docena dell’élès échelos al mar, y si no se atreve, yo e mis hermanos barloaremos sobre ellos y lo haremos, que armada que salio con mandato de tan altos principes no ha de volver atras sin buenas nuevas »» Y que sabe que con esto se animaron; y el dico Colón había dicho; «Martin Alonso; con estos hidalgos hayamonos bien y andemos otros ocho días, e sien estos no hayamos tierra, osímos otra orden en lo que debemos hacer. »…
Fu sempre il Pinzón a suggerire domenica 7 ottobre di lasciare la via di ponente per fare rotta per ovest-sud ovest. Un cambiamento che li portò ad avvistare il 12 ottobre 1492 l’isola di Guanahani.
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Durante il viaggio di andata i rapporti tra Cristoforo Colombo e Martín Alonzo Pinzón furono normali ma cominciarono a cambiare dopo che toccando terra Colombo divenne Ammiraglio del Mar Oceano e Vicerè delle Indie.
Il 21 novembre 1492, al largo della costa di Cuba, Pinzón si allontanò dalla flotta senza autorizzazione. Lo storico Cesáreo Fernández Duro sostiene che la separazione potrebbe essere stata una semplice questione di segnali mancati tra le navi. Si dice anche che navigò da solo cercando l’oro e di fare scoperte individuali, come probabilmente fece con l’isola di Haiti.
Fernando Colombo nelle “Storie del Nuovo Mondo” così descrive l’episodio più emblematico della spedizione. ” Martín Alonzo Pinzón essendo avvertito da alcuni indiani che conduceva nella sua caravella, che nell’isola di Bochio, la quale chiamavano la Spagnola, v’era molto oro, mosso da gran cupidità, il mercoledì ai 21 di novembre si allontanò dall’Ammiraglio senz’altra forza di tempo nè causa alcuna, perchè con vento in poppa poteva egli arrivare a lui, ma non volle: anzi, avanzando sempre camminò quanto più poteva, per essere il suo naviglio molto veliero, e tutto il giovedì seguente si spinse avanti, avendo tutto l’antecedente navigato l’uno a vista dell’altro, e, sopravvenuta poscia la notte, totalmente disparve”.
Domenica 6 gennaio 1493 ad Haiti, nei pressi di Monte Christi, da bordo della Niña venne scorta la Pinta che veniva da ponente con vento in poppa. Incontro che si dice fortuito, in quanto pare che Pinzón stesse cercando la Giamaica che gli indios di Babeque avevano detto essere ricca di oro. Dalle “Storie del Nuovo Mondo” : “Martín Alonzo Pinzón montato subito nella caravella dell’Ammiraglio si pose a fingere certe sue ragioni e addurre alcune scuse della sua partita da lui, dicendo esser ciò avvenuto contro il suo volere, e perchè non aveva potuto più. L’Ammiraglio, come che sapesse assai bene il contrario, e la mala intenzione di quest’ultimo, e si ricordasse della troppa licenza che costui si aveva presa in molte cose di quel viaggio, simulò nondimeno con lui e sopportò ogni cosa, per non rompere il disegno della sua impresa: il che facilmente sarebbe avvenuto, perchè la maggior parte della gente che veniva seco era della patria di Martín Alonzo, e molti anche suoi parenti. E la verità è, che quando egli si partì dall’Ammiraglio ch’era a Cuba, partì con proponimento di voler andare alle isole di Babeca, perciocchè gl’Indiani della sua caravella gli dicevano quivi ritrovarsi molto oro”.
Durante il viaggio di ritorno in Spagna, la Pinta e la Niña il 14 febbraio 1493 incapparono in una burrasca e si separarono a sud ovest delle isole Azzorre.
Pinzón arrivò l’ 1 marzo 1493 in territorio spagnolo a Baiona in Galizia portando per primo la notizia della scoperta del Nuovo Mondo. Una data che si ricorda ogni anno con la “Fiesta de la Arribada de la carabela Pinta a Bayona”. Pinzon ritenendo che Colombo fosse perito a causa della tempesta, mandò una lettera al re e alla regina informandoli della scoperta. Alcuni storici hanno sostenuto che Pinzon abbia rivendicato per se la gloria della scoperta, altri lo difendono dall’accusa, purtroppo la lettera è andata perduta. Cristoforo Colombo arrivò in territorio portoghese davanti a Lisbona il 4 marzo.
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Martín Alonzo rientrò con la Pinta a Palos il 15 marzo 1493 poche ore dopo la Niña. Come risulta dalla testimonianza nei “pleitos colombinos” (“cause colombiane”) di Francisco Medel e Hernán Pérez Mateos, esausto e febbricitante venne sbarcato in barella e portato al Convento de La Rábida dove morì il 31 marzo 1493 e lì fu sepolto secondo il suo desiderio.
Fu forse il primo europeo a morire di sifilide, la nuova malattia che i marinai contribuiranno ad importare dall’America. Tale tesi dette origine ad una lunga controversia, ma secondo alcune recenti ricerche genetiche di Julie Steenhuysen, “Nuovo studio incolpa Columbus per la diffusione della sifilide” e di WA Pusey, “The Beginning of Syphilis”, c’è la possibilità che il primo focolaio di sifilide tra gli europei senza immunità fosse molto più virulento di quello successivo.
Alcuni studiosi come Ballestreros, Madariaga e Taviani, sostengono che Martín Alonzo mentre si trovava a La Rábida si incontrò ancora con lo stesso Colombo con il quale non aveva mai rotto definitivamente i rapporti.
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La sua tomba si trova all’interno del Monastero di S. Maria de La Rábida.
A Cristoforo Colombo la gloria della scoperta ma al marinaio spagnolo Martín Alonzo Pinzón va riconosciuta una grande fetta del successo della spedizione. Dopo la sua morte, la Corona spagnola gli rese doveroso omaggio attribuendogli il titolo onorifico di “Ammiraglio dei mari”.
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