Carta genovese di anonimo del 1457, misura cm. 75 x 37.
Nella parte superiore sinistra si trova lo stemma della repubblica di Genova, in basso a sinistra quello della famiglia Spinola , e per questo la mappa ha preso il nome “Mappa genovese”. Venne inviata alla corte portoghese nel 1474 e attualmente è di proprietà italiana e si trova alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
La “mappa mundi genovese” con proiezioni tolemaiche si basa molto sui viaggi fatti in Asia dal mercante veneziano Niccolò de’ Conti .
Niccolò de’ Conti (Chioggia 1395 circa – Venezia 1469), compì un lungo viaggio fino alle Indie tra il 1414 e il 1439. Partì da Damasco per Baghdad , discese l’Eufrate, percorse la costa della penisola araba e giunse in India. Toccò il Deccan e Ceylon proseguendo per Madras e Sumatra. Visitò una parte dell’Indocina, Giava e tornò per Calicut, l’isola di Socotra, Aden e il Cairo da dove rientrò via nave in patria.
Rispetto al mappamondo di Fra Mauro e altre carte precedenti, il mappamondo genovese rappresenta coste e territori con più precisione, anche se restano rappresentati i leggendari demoniaci popoli di Gog e Magog, isole con sirene incantatrici e cannibali, mostri marini nell’Oceano Indiano.
Sulla mappa sono indicati il mitico Prete Gianni alle sorgenti del Nilo mentre in carte precedenti veniva collocato in Asia, e il Gran Khan in Cina.
L’isola di Ceylon viene chiamata Xilam. Il continente africano è completamente circumnavigabile, particolarmente interessante per la precisione prima che i portoghesi oltrepassassero la punta meridionale battezzata “Cabo de todos tormentos” e poi “Capo di Buona Speranza”. Nel mezzo dell’Oceano Indiano c’è il disegno di una nave a tre alberi. E poi ben delineate le coste asiatiche con l’Indocina, Giava e Sumatra.
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Da notare che il Paradiso Terrestre su questa carta non viene più rappresentato. Seguendo le note di Niccolò de’ Conti riportate dall’umanista Poggio Bracciolini nella sua opera De varietate fortunae “… qualcuno dipinse in questa regione il Paradiso delle delizie, altri lo posero in India dicendo che si trovava in oriente, ma dal momento che questa è tratta da una descrizione di cosmografi che non ne danno notizie, qui si omette di parlarne…”
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Attualmente alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
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